«L’ospedale Fucito venga staccato dall’azienda Ruggi»

Il Comitato di San Severino e le altre associazioni chiedono che il presidio di Curteri sia accorpato alla Asl

MERCATO SAN SEVERINO. L’ospedale “Gaetano Fucito” e le sue criticità restano al centro dell’attenzione: in una riunione informale indetta presso l’associazione “Alfonso Gatto” dal comitato “Pro Fucito”, e allargata alle associazioni “Amici della terra”, “Asa-Agosto a Sant’Angelo”, “La magnifica gente do’ Sud”, “Cultura e natura”, “Libera Mercato San Severino”, sono infatti emerse ulteriori proposte, tra le quali, provocatoriamente, un “distacco” del presidio sanseverinese dall’azienda universitaria “Ruggi d’Aragona” per passare all’Asl.

Il comitato “Pro Fucito” è sorto nel 2008 e da allora si batte per la riqualificazione dell’ospedale attraverso iniziative mirate che si aprono spesso alle altre realtà comprensoriali. Un’altra proposta che i soci caldeggiano riguarda la riannessione dei comuni di Roccapiemonte e Castel S. Giorgio al raggio di azione del presidio ospedaliero. Ciò consentirebbe di “smistare” un maggior numero di utenti verso le strutture ubicate nell’antica “Villa Imperiali” – adibita in passato a tubercolosario. I dati parlano chiari: facendo aderire i due comuni alla rete del nosocomio di Curteri, si creerebbe un indotto di circa 60mila potenziali avventori, considerato anche che tra questi vi sono circa 40mila avventori afferenti al campus della vicina Fisciano.

Al di là di queste cifre, affiorano comunque antiche e recenti negatività del presidio ospedaliero – annose questioni che si trascinano da tempo e stigmatizzate dal comitato: come “la riqualificazione, ristrutturazione e riorganizzazione sia del pronto soccorso che dei padiglioni principali, questi ultimi da collegare funzionalmente tra loro; l’interconnessione tra pronto soccorso, cardiologia e rianimazione; l’incremento del turn over per il personale medico, paramedico ed ausiliare dell’ospedale, con la presenza di valide figure professionali; la valorizzazione delle eccellenze, comunque presenti in gran numero”. Senza trascurare l’ultimo caso: i presunti disservizi che si soffrirebbero se l’ufficio economato fosse trasferito – come si vocifera - a Salerno.

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