fonderie pisano

L'omelia di Moretti: «Mai più morti da inquinamento»

Durante la celebrazione l’arcivescovo ha invitato residenti e lavoratori a evitare la guerra tra poveri e a ricercare la conciliazione

SALERNO. «Costruire nella logica dell’amore per superare i contrasti e le opposizioni, nel nome del bene comune». Lo aveva promesso ai cittadini e ai membri del comitato “Salute e vita” circa due mesi fa, e ieri sera l’arcivescovo Luigi Moretti ha mantenuto il suo impegno celebrando messa serale delle 19 nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes a Matierno in memoria delle vittime dell’inquinamento. Una promessa fatta all’indomani della messa per il Natale che monsignor Moretti aveva celebrato davanti ai lavoratori delle Fonderie Pisano, alla presenza dei dirigenti e delle loro famiglie, per augurare una risoluzione pacifica della vicenda e un ritorno alla serenità. Non diversa è stata la celebrazione di ieri sera, seppur tenuta dall’altra parte della barricata. Una celebrazione in cui l’arcivescovo non ha solo ricordato l’importanza della protezione del Creato, dell’ambiente e della salute ma ha anche invocato, in maniera molto diplomatica ma decisa, una riconciliazione tra coloro che da sin troppo tempo combattono una sorta di guerra tra poveri. «La nostra vita ha valore solo se viene spesa per qualcuno, non contro – ha ricordato l’arcivescovo nell’omelia – Come disse Papa Paolo VI, abbiamo bisogno di ricostruire l’armonia e l’ordine lacerati dal Peccato originale».

Poco prima del concerto per quartetto d’archi offerto dall’associazione musicale Techné al termine della funzione religiosa, Moretti si è ancora soffermato sulla necessità di creare un equilibrio, senza far pendere l’ago della bilancia dall’una o dall’altra parte. «La messa è la messa – ha chiarito l’arcivescovo – Certamente è un momento d’attenzione in ricordo dei defunti e dei sofferenti ma anche un modo per motivarci a costruire per il bene comune, purché si superi la visione particolaristica. In fonderia hanno partecipato persone con un tipo di problema, questa sera ve n’erano altre con differenti problematiche. Se non si troveranno soluzioni definitive, si continuerà a vivere così. L’appello, che rinnovo, è ancora quello di camminare tutti insieme, per non perpetuare questa guerra tra poveri». Al termine della celebrazione è stato il comitato “Salute e vita” a prendere la parola con la lettura di quattro preghiere. Quattro appelli fatti da altrettante persone, ognuna con una storia. La prima preghiera è quella di Lorenzo Forte, portavoce del comitato, che si rivolge agli amministratori, ai politici e ai sindacalisti: «Svolgendo il proprio ruolo, hanno il dovere di impedire l’inquinamento dei territori. Preghiamo affinché l’amore e la luce del Signore illumini i loro cuori e faccia prevalere sempre il bene comune sugli interessi privati».

«Preghiamo per tutti i lavoratori che spesso sono costretti a scegliere tra il lavoro e la salute» ha poi continuato Ernesto Langella nella seconda preghiera, mentre la signora Carmela Leone, una delle residenti di via dei Greci prega per quanti soffrono, colpiti da malattie conseguenti l’inquinamento ambientale: «Preghiamo affinché il loro calvario sia il più breve possibile, affinché la loro sofferenza sia condivisa con la comunità e non avvertano la solitudine». Infine la preghiera forse più sentita, poiché il dramma della perdita e della sofferenza è stato vissuto in prima persona, per ben due volte, con la morte della figlia Antonella, a 19 anni, e del marito Franco. È la preghiera della signora Anna Risi, uno dei simboli della battaglia del comitato: «Preghiamo per tutti coloro che si sono trasferiti nella Casa del Padre – legge dall’altare – lasciando nell'immenso dolore i loro cari che non riescono a spiegarsi la tragedia, spesso prematura, in quanto l’unica loro colpa è stata di vivere in un ambiente inquinato. Preghiamo affinché essi godano dell’immensa luce che illuminerà anche le menti di coloro che devono garantire ai giovani un futuro sicuro e, così, la loro dipartita non sarà stata vana. Preghiamo per coloro che hanno perso persone care, affinché il loro dolore si trasformi in amore».