L’odissea di Genny, da Cappelle al Tubenna

La donna, sola e con due figli a carico, da inizio marzo vive nella struttura famiglia di Casa Betania

Dal 13 marzo sono tutti “fuori”. Fuori da quegli appartamenti che, chi prima chi dopo, avevano occupato abusivamente a Cappelle, in viale Sant’Agnese, perchè, a loro detta, «non avevano un posto dove dormire e dove far crescere i loro figli». Dove, però, a inizio febbraio si sono presentati poliziotti in divisa antisommossa, arrivati in collina di buon mattino, per riportare la legalità nella zona. Anche con le maniere forti. Da allora le divise si sono viste altre volte nel quartiere fino a quando anche gli irriducibili si sono arresi , fino a quando l’ultimo scatolone pieno di vestiti ed effetti personali non è stato caricato sui camioncini di Salerno pulita per essere trasportato nelle case di accoglienza dove molti degli abusivi sono stati ospitati. E dove tuttora si trovano. Tra mille disagi «che l’amministrazione comunale non riesce a comprendere», questa la denuncia di Genny, ragazza madre con due figli a carico che è stata trasferita nella struttura di Casa Betania sul monte Tubenna. Che ogni notte, alle tre, si mette al volante per percorrere le decine di tornanti che la separano da Salerno dove alle 4 inizia il suo turno di lavoro in un’impresa di pulizie. Genny, come molti altri sgomberati di Cappelle, ha presentato richiesta per ottenere dal Comune un alloggio di edilizia popolare e aspetta con ansia giugno, quando verranno pubblicate le graduatorie aggiornate degli aventi diritto alla casa. Altri, invece, al momento di lasciare la casa occupata abusivamente, accettarono il contributo alloggiativo proposto dal Comune - mille euro una tantum era la somma pattuita - pensando che i soldi sarebbero arrivati subito e con essi almeno la speranza di una nuova vita altrove. Così non è stato perchè, almeno per ora, «da Palazzo di Città non è arrivato neanche un euro», afferma Genny che continua a mantenere rapporti con le sue ex vicine di casa, ora ospitate temporaneamente da parenti e amici. Spesso, per motivi di natura logistica la donna, e con lei i suoi due figli adolescenti, non torna a dormire nella struttura di accoglienza e per questo è stata più volte “bacchettata” dalle assistenti sociali che seguono il suo caso a cui Genny ha più volte chiesto, invano, un trasferimento in una casa più vicina a Salerno città.

©RIPRODUZIONE RISERVATA