L'ANALISI

L'inganno della scheda unica nella nuova legge elettorale

Domani il Rosatellum approda al Senato ma si porta dietro un'incongruenza

Il Rosatellum bis domani, martedì, arriva nell’aula del Senato e secondo le previsioni la relativa discussione si dovrebbe co n c lu d ere co n il voto entro il giovedì 26 per dare il via il giorno successivo alla sessione di bilancio. Salvo ripensamenti, il testo di legge elettorale già approvato dalla Camera si porta appresso un’incongruenza unica in Europa e senza precedenti in Italia. Si tratta della scheda unica con la quale votando per un candidato del collegio uninominale l’elettore concorre ad eleggerne altri delle liste del proporzionale a lui sconosciuti o non graditi. Ricorrendo ad un vecchio detto popolare, è un modo di prendere con una fava due piccioni, o secondo la pratica discount di pagare uno per prendere due. Nel caso specifico c ’è un ribaltamento della convenienza che va a favore del venditore o se si vuole una devianza della logica matematica su cui si basa il principio dell’equazione che in materia elettorale traduce la somma delle volontà soggettive in seggi parlamentari. Si può dire che è stato scelto un metodo per conseguire il massimo risultato con il minimo sforzo. Uscendo dalle metafore mutuate dalle fisica e dalla matematica, il profilo che ne viene fuori non è lineare sul piano etico-politico e non è immune da dubbi di costituzionalità. Di certo restringe le facoltà di scelta dell’elettore e ne condiziona la volontà, contraddicendo il principio costituzionale del voto libero ed uguale. La possibilità di distinguere il voto per la persona dalla scelta di campo è presente nella legislazione vigente con la facoltà del voto disgiunto nelle elezioni dei sindaci ed era l’elemento distintivo del Mattarellum, la legge elettorale applicata in ben tre consultazioni (1994, 1996 e 2001) con risultati che hanno consentito regolari alternanze di maggioranze di governo espresse dalle urne. Il relativo impianto era basato anch’esso su un misto di collegi uninominali e quota proporzionale aggiuntiva e prevedeva distinte schede per ciascuna delle opzioni. L’uso della scheda unica così come previsto dal Rosatellum a ben vedere non solo è fuorviarne ed ingannevole per l’elettore ma favorisce alcune formazioni politiche e ne danneggia altre. Partono avvantaggiati i partiti che possono contare sui notabilati locali, forti per clientela o per radicamenti territoriali. In questo senso il candidato del collegio uninominale funge da specchietto per le allodole al fine di acchiappare consensi scavalcando la forza delle opinioni o annullando l’urto delle contestazioni sociali. In ciò si spiega la convergenza di PD, FI, Lega ed AP, essendo i più attrezzati di personale legato alle istituzioni ed ai centri di potere locali. Viceversa, il segno unico per un voto in ­ differenziato non premia i partiti che hanno forti identità e frena l’ascesa di quelli motivati da proteste e da istanza di cambiamento, difficilmente configurabili nell’ambito di un sistema di relazioni tra poteri consolidati. Sono annoverabili nel primo gruppo Fdl, Mdp e le altre sigle della galassia di sinistra per i quali le prospettive di rappresentanza dipendono dal dosaggio delle alleanze o delle desistenze contrattate nei singoli collegi uninominali. Nel secondo gruppo è riconoscibile il M5S le cui quotazioni insidiano il primato di PD e del sodalizio FI/Lega: competitori alternativi nella corsa a Palazzo Chigi ma convergenti nell’idea di far partire con handicap il terzo concorrente.