L’incubo del regolamento dei conti

Il sindaco tra la gente, la città è ripiombata nel clima dell’autunno caldo

La sparatoria in pieno centro fa subito tornare alla mente i mesi di paura trascorsi tra arresti, gambizzazioni, intimidazioni. Con l’incubo delle gang armate a impazzare per le strade mentre le forze dell’ordine fronteggiavano le fazioni. L’autunno caldo nocerino ha registrato almeno cinque episodi armati, alcuni feriti lievi, una serie di arresti registrati giorno dopo giorno, atti violenti contro auto, portoni e cancelli e una maxi indagine scattata in tempi record, con l’impiego di tutte le forze disponibili per sventare l’escalation.

Da allora i nervi tesi della comunità nocerina sono ancora lì, a fior di pelle, come testimonia la presenza ieri pomeriggio del sindaco, Manlio Torquato, accompagnato dai vigili urbani sul posto della sparatoria, a prendere coscienza dell’accaduto. La situazione resta sotto stretta osservazione: seppur confinato a un apparente motivo personale, il pregresso clima di guerriglia non è stato certo archiviato.

C’era un napoletano armato in giro per il corso, nei pressi di un circolo, a settembre: fu arrestato in flagranza. C’era una caccia all’uomo in corso, con l’episodio clou all’esterno della palestra Penta World in via D’Alessandro: in quel caso si trattò di un agguato armato, furono esplosi numerosi colpi e l’indagine ricostruì la presenza di almeno due diversi mezzi in azione per una spedizione che aveva come obiettivi due nemici giurati del gruppo egemone.

Una parte dei personaggi coinvolti nella guerra di strada degli ultimi mesi del 2016 è tornata libera, con i presunti capi in cella, qualcuno ai domiciliari. Contemporaneamente l’attività degli inquirenti della distrettuale, ancora lungi dal concludersi in attesa degli ultimi esiti degli accertamenti tecnici, prosegue. Sul campo restano i riscontri costanti della polizia, con gli uomini della dirigente Giuseppina Sessa impegnati al presidio territoriale. L’antimafia guidata in questa inchiesta dal pm Vincenzo Senatore ha ricostruito tre diversi gruppi, proseguendo una precedente indagine legata all’ascesa della cosca dei fratelli Cuomo, a fronteggiare i “guagliuni” del quartiere Piedimonte, a loro volta capeggiati dai fratelli D’Elia. Dopo un duro scontro armato, una pace avrebbe sancito l’asse, con un solo organismo criminale stroncato nel mezzo di una trasformazione. Il terzo gruppo, riferito al figlio del boss Mario Abate, avrebbe una posizione più defilata.(a. t. g.)

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