L’imprenditore Pellegrino va a processo per falso

È accusato di avere ingannato il giudice civile con documenti contraffatti Così la sua Pelplast avrebbe ottenuto un decreto ingiuntivo di 33mila euro

Oltre cinquecento documenti di trasporto falsificati. Così, secondo la Procura, l’imprenditore Rosario Pellegrino sarebbe riuscito a ottenere dal giudice civile un decreto ingiuntivo di poco più di 33mila euro. Ieri pomeriggio il patron della fabbrica di materie plastiche Pelplast è stato rinviato a giudizio con l’accusa di falso. Il giudice dell’udienza preliminare Renata Sessa lo ha invece prosciolto dall’accusa di truffa, anch’essa ipotizzata nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla sostituta procuratore Marinella Guglielmotti.

La vicenda risale al 2014 e vede coinvolta, come parte offesa, la societa Ce. Di. Sisa Centro Sud, che gestiva un centro di distribuzione di prodotti alimentari e non. La Pelplast la riforniva di sacchetti di plastica per la spesa dei clienti, consegnati su pedane che andavano poi restituite al mittente. Su queste pedane si incentrò il contenzioso, perché Pellegrino ritenne che in moltissimi casi non gli erano state restituite e ne chiese quindi il valore in denaro. Per ottenerlo si rivolse al giudice civile, esibendogli documenti di trasporto in cui l’annotazione “pedane a rendere” sarebbe stata, secondo l’accusa, una dicitura posticcia, aggiunta a penna dopo che la consegna era avvenuta. In questo modo sarebbero stati contraffatti 196 documenti relativi all’anno 2009, 244 per il 2010 e altro 160 per l’anno successivo. Fu in base a queste carte – hanno ricostruito gli inquirenti – che il giudice ingiunse alla società consortile di pagare 33mila euro per la mancata restituzione delle pedane. Pellegrino, difeso dall’avvocato Luciano Pepe, ha sempre respinto ogni addebito, ma ieri il gup ha deciso che se per la truffa non vi sarebbero elementi per sostenere l’accusa in giudizio, per il falso deve essere invece il tribunale a verificare le eventuali responsabilità.

Per l’imprenditore della Pelplast, noto anche per un l’impegno nello sport con una società di pallamano, non è l’unico procedimento giudiziario. Nell’aprile dello scorso anno è stato condannato in primo grado per diffamazione, per la lettera di insulti nei confronti dei rappresentanti aziendali della Cgil («Vi caccio a calci nel sedere» un passaggio del testo). Un altro processo lo vede invece parte civile per una tentata estorsione che ha denunciato di aver subìto da imprenditori napoletani del settore alimentare. Anche in quel caso la vicenda nasceva da rapporti commerciali, ma a Pellegrino sarebbero stati chiesti 80mila euro non dovuti.

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