L’idea di De Luca spiazza il governo

Duecentomila posti negli enti. Calenda: «Non mi convince»

È stata sicuramente una proposta choc, quella di impiegare 200mila giovani nella pubblica amministrazione lanciata dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Tecnocrati e intellettuali hanno storto il naso e quelle parole hanno alimenta il fuoco di fila delle opposizioni (il Movimento 5 Stelle parla di «volgarità istituzionale e bassa propaganda del presidente»). Ma ieri mattina alla Mostra d’Oltremare di Napoli, dove si è aperta l’assemblea nazionale sul Mezzogiorno, De Luca ha calato sul tavolo la sua proverbiale pragmaticità sfidando, sul piano politico anche Matteo Renzi e il suo governo («anziché pensare a un bonus di 500 euro da dare ai giovani una tantum, convogliamo quei fondi in un progetto concreto»). L’idea del presidente si fonda anche e soprattutto su una necessità concreta: «Abbiamo giovani disperati, che hanno perso la fiducia nella possibilità di vivere – spiega il presidente – E questo crea un clima di depressione generale, di distacco dalle istituzioni che diventa un altro grande problema di governo». De Luca è convinto che non si può attendere la «ripresa dell’economia che non arriverà prima di un paio di anni» ma è necessario «un impegno urgente».

Ma per alcuni la proposta ha il sapore dell’assistenzialismo, e a farlo notare è il ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda. «Non mi convince – spiega nel suo intervento – Penso che la cosa importante siano gli investimenti, sia pubblici che privati. Ai giovani dobbiamo dare un lavoro e non uno stipendio. È cosa molto diversa anche dal punto di vista della dignità umana della persona che lo riceve e per farlo non c’è che da investire tanto». Ma l’idea di De Luca pone le basi anche per una urgente rottamazione della vecchia amministrazione. «Abbiamo un turn over bloccato da quasi 10 anni – ha spiegato – abbiamo una pubblica amministrazione (soprattutto nel sud anche per ragioni endogene) in larga misura anziana e dequalificata rispetto ai tempi». E ancora: «Dovremo anche introdurre dei filtri e dunque sottoporre le figure dirigenziali a procedure concorsuali rigorose». E in questo De Luca mette sulla graticola anche quella parte della riforma Madia, cioè l’idea di fare un’agenzia unica nazionale dei dirigenti, che per il governatore «è una cosa demenziale». De Luca la classifica come una «pulsioni masochista del nostro Paese, e bisognerebbe incatenarsi a Montecitorio perché se passa questa idiozia l’Italia è perduta». A raccogliere la proposta del governatore ci pensa Angelino Alfano: «De Luca dice una cosa vera, ovvero che da troppi anni l’Italia perde generazioni di ragazzi che non si impiegano nella pubblica amministrazione. Andrebbe riaperto questo canale e quest’anno per la prima volta si riapre perchè è nostro obiettivo darlo». Ma il ministro avverte: «Sui numeri, però, c’è bisogno di un’intesa per fare in modo che l’idea sia concretamente realizzabile». Anche la Cgil guarda con ottimismo alla proposta; «va valutata con attenzione, sperando che si concretizzi» spiega il commissario della Cgil Campania, Giuseppe Spadaro. «Ma sia chiaro – aggiunge – che non faremo passi indietro sul terreno della difesa dei diritti e della dignità del lavoro». Il sindacato vuole essere presente e protagonista di questo processo di sburocratizzazione, ma «non possiamo ad ogni modo più permettere – conclude Spadaro – che si abbattano diritti e dignità dei lavoratori pubblici, ai quali va affidato un ruolo fondamentale in questa fase di necessario rilancio dell’economia del Mezzogiorno».

©RIPRODUZIONE RISERVATA