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«L’humor ebraico è una grande arma»

Ovadia in ateneo illustra agli studenti la cultura Yiddishkeit

FISCIANO. «Ho imparato tutto dal mondo della Yiddishkeit, da quell’ebraismo povero, diasporico, perseguitato, che ha prodotto una qualità umana che non avremmo mai più. L’humor ebraico è una grande arma di costruzione di dignità, uno smascheramento delle violenze». Si può solo sintetizzare così la lezione che Moni Ovadia, ha tenuto al Teatro d’Ateneo nell’ambito della rassegna Davimedia. «Gli ebrei hanno interpretato in modo straordinario l’esilio, il senso del cammino, il fatto che la vita sia un viaggio - ha spiegato Ovadia - Costantino Kavafis, nella poesia “Itaca” interpreta il senso della vita, dicendo che essa è “la tensione verso”, perché la vita dev’essere una rimessa in gioco continua e non un luogo statico e chiuso». Profondo, cosmopolita, anticonformista l’attore è attualmente protagonista dello spettacolo: “Oltre i confini – ebrei e zingari”. Con canzoni e musiche appartenenti alla cultura Klezmer e a quella dei rom, l’artista ha ribadito la sua vicinanza a questo popolo affrontando temi come la globalizzazione, l’eterno ebreo, il viaggio di conoscenza, la cultura, lo straniero, l’antisemitismo e non ha di certo dimenticato di portare tutti questi temi anche nella cittadella universitaria di Salerno. «Il destino del popolo ebraico è stato quello di essere degli esuli, dei senza terra, di condividere un cammino comune: un progetto di sterminio - ha continuato - e hanno dimostrato di non aver bisogno né di territori, né di fili spinati e hanno proposto all’Europa una visione del mondo: quella di essere popoli privi di confini, oltre i confini».

Rita Esposito

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