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L’ex poliziotto diventa nonno d’Italia

Il salernitano Mimì Cavallone testimonial ufficiale per la campagna tesseramento del sindacato anziani della Cisl

SALERNO. Pioniere nel sindacato, poliziotto integerrimo e ora “nonno d’Italia”. Basta guardare gli occhi di Domenico Cavallone, dagli amici soprannominato Mimì, per capire come gli 80 anni compiuti il 21 luglio siano solo un fattore anagrafico. Una passione che gli permette ancora di mettersi in gioco, come dimostra la campagna nazionale dei pensionati della Cisl di cui è diventato testimonial. Sì, perché Cavallone, che ha posato insieme ai nipoti Saverio ed Elena, è stato il volto scelto dal sindacato per la campagna di tesseramento 2017. Così la sua espressione sorridente è finita già sul sito web della Fnp e nelle brochure distribuite all’ultima “Festival delle Generazioni” di Firenze. Ma il bello deve ancora venire. Da marzo, infatti, Cavallone sarà presente su due milioni di manifesti che, fatti stampare dalla Cisl, verranno diffusi in tutta Italia. Una bella soddisfazione per chi nell’arco della sua vita si è sempre ritagliando un ruolo da protagonista facendo gioco di squadra, come quando era un promettente rugbista nella squadra delle Fiamme Oro a Padova.

Un amore quello per la Polizia nato nel ’68, in piena contestazione studentesca, e che lo ha portato a spostarsi dalla sua Sassano tra Prato e Napoli prima di arrivare a Salerno, dove si è stabilito con la sua famiglia. Nella città d’Arechi ha vissuto l’autunno caldo e la stagione delle Brigate Rosse, portando avanti quella ribellione sindacale che maturava tra gli allora giovani agenti della Questura di piazza Amendola.

Fino al ’96, anno in cui è andato in pensione, si è reso artefice di molteplici iniziative di interesse sociale per gli agenti di polizia, come la costruzione del lido balneare di via Salvador Allende e la realizzazione di oltre 100 case con la creazione di cooperative, tra cui molte ancora presenti a Cappelle. «Abbiamo fatto tante battaglie per il Siulp, il sindacato della Polizia che poi è confluito nella Cisl – ricorda – C’erano nostri superiori che non volevano riconoscere l’organizzazione. Ma ha vinto il gruppo, perché da soli non si va da nessuna parte». Da 20 anni è uno degli iscritti più attivi della Fnp provinciale. «Adesso cerco di dare una mano al Caf di via Zara. È puro volontariato e lo faccio sempre se c’è da dare una mano».

Il ruolo da testimonial, che pare calzargli a pennello, è nato un po’ per gioco. «Ero coi miei nipotini a una manifestazione dell’Anteas, l’associazione di volontariato della Cisl, organizzata al Centro sociale del quartiere Italia quando mi hanno chiesto di posare per una foto insieme a loro. Abbiamo firmato una liberatoria e solo qualche giorno fa ho saputo di essere diventato uno dei nonni d’Italia che la Cisl ha scelto per la campagna pubblicitaria del tesseramento. Sono molto contento di averlo fatto. Per il sindacato ho voluto sempre metterci la faccia».

Ne ha di cose da dire Cavallone, figlio di un sindacato che, a suo modo di vedere, non esiste più: «Il conflitto sociale è totalmente cambiato. Le organizzazioni hanno perso la piazza e il contatto con la gente. Non ci sono paragoni con i miei tempi. Allora il sindacato si sentiva veramente, specialmente nella Polizia. Noi abbiamo dato vita a qualcosa che non esisteva e non era concepibile nel 1968».

Un universo che ha perso il suo appeal soprattutto con i giovani: «Prima i ragazzi si avvicinavano alle sedi di Cgil, Cisl e Uil perché c’era una prospettiva di lotta per conquistare qualcosa. Adesso pare essersi tutto addormentato e questo non va bene. Il sindacato deve essere vicino alle nuove generazioni. Dovrebbe tornare a sindacare come faceva una volta. Ora, invece, è impegnato a fare altro».

Un approccio mutato anche per via di una trasformazione della società, che secondo Cavallone ha cambiato in primis il rapporto con lo Stato: «Ricordo bene gli anni delle Br. Le istituzioni c’erano. Adesso si ha meno fiducia in tutto, a partire dalla giustizia. Non c’è più certezza della pena per chi commette un reato e quindi è tutto il sistema a risentirne».

Un Paese che ha perso di vista anche i pensionati: «Tante persone della mia età non arrivano a fine mese. Ogni volta che vado nella sede della Cisl di via Zara mi trovo a passare per il mercato rionale di via Piave. Dopo le 13 non conto più gli anziani che si chinano per raccogliere gli scarti di frutta e verdura. Questo mi fa male al cuore. Lo Stato questo non dovrebbe permetterlo. Prima le pensioni passavano da 500.000 lire a un milione. La svalutazione portata dall’euro è stata devastante». Sindacalista per sempre Mimì Cavallone, tanto che nelle prossime settimane incontrerà anche il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli. «C’è da discutere la viabilità di Cappelle. Io risiedo lì da tempo e avvengono tanti incidenti perché il senso di marcia attuale non è adeguato». Infine, un pensiero al suo Vallo di Diano, dove a Sala Consilina il nipote, Francesco Cavallone, è sindaco dal 2014: «Mi dicono che sia bravo. Per me l’importante è che sia una persona onesta, il resto viene da sé».

 

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