L’ex assessore: deluso, ma non mi dimetto

D’Onofrio affida a Facebook il suo sfogo. Il sindaco Bottone e Gambino scelgono la strada del silenzio

PAGANI. Camorra e politica. Indagati diversi esponenti della politica paganese. Pesante l’accusa per Massimo D’Onofrio colpito dalla misura cautelare dell’obbligo di firma. «Non nego delusione e stupore per accuse infondate», ha scritto rompendo subito il silenzio sul suo profilo Facebook ieri mattina.

L’ex vicesindaco di Pagani e già consigliere provinciale, già destinatario di un avviso di garanzia nell’estate 2011 per scambio politico-mafioso, ha precisato che non si dimetterà e sul suo profilo ha commentato: «Nonostante tutto continuo a credere nella giustizia anche se non nego la delusione e lo stupore per accuse infondate».

D’Onofrio, secondo gli investigatori, in un’occasione, avrebbe impedito a un operatore dell’associazione cittadina “Quipaganilibera” di riprendere le fasi di una seduta consiliare allontanandolo dall’aula.

Piena solidarietà per D’Onofrio arriva dal consigliere comunale dei Fdi, Pasquale Sorrentino: «Solidarietà al nostro capogruppo – ha dichiarato Sorrentino – Da parte nostra c’è fiducia nel lavoro svolto dagli inquirenti».

Tra gli indagati, ma senza alcuna misura cautelare nei loro confronti, ci sono anche i fratelli Gerardo e Renato Cascone, Giovanni Pandolfi Elettrico, ex presidente della Multiservice.

Di fronte all’ennesimo terremoto giudiziario che ha colpito la città si registra il silenzio stampa del sindaco, Salvatore Bottone, che ha preferito non rilasciare ancora dichiarazioni.

Anche l’onorevole Gambino, indagato, ha preferito trincerarsi dietro al silenzio. Tra le abitazioni perquisite all’alba dei carabinieri c’è anche la sua.

Quello di ieri mattina è l’ennesimo blitz contro la vecchia classe politica paganese. Dalle indagini sono emersi intrecci affaristici e malavitosi; l'assunzione di familiari affiliati detenuti all'interno delle società controllate nonché presso il Consorzio di Bacino Salerno 1 grazie alla presenza, in qualità di dirigente, di Michele Petrosino D'Auria. Gli inquirenti contestano lo scambio politico-mafioso, estorsioni e illecita concorrenza, reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

Luigi Novi

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