L'Espresso: ecco il regno di “Vincenzo Spaccanapoli”

In edicola il reportage di Marco Damilano nei luoghi del “deluchismo”

SALERNO. Un titolo eloquente - Vincenzo Spaccanapoli - per il reportage di una delle firme più autorevoli del giornalismo politico italiano: Marco Damilano. Oggi su L’Espresso in edicola, diretto da Luigi Vicinanza, il viaggio nella Salerno di Vincenzo De Luca, tra retroscena e ambizioni del candidato del Pd alle prossime regionali. Un viaggio, quello di Damilano, dentro e fuori il Palazzo, tra i luoghi del deluchismo, simboli della parabola politica di un sindaco al potere dal ’93, salvo una breve parentesi durante la sua esperienza alla Camera dei Deputati.

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«La mia forza è il radicamento - dice il candidato governatore dei democrat - Il rapporto di sangue con una comunità». Un legame che l’ha portato a vincere le primarie staccando - e di molto - il suo avversario, Cozzolino, sostenuto dai vertici del partito. «Il Pd ha sbagliato tutto - commenta un altro nemico di De Luca, Guglielmo Vaccaro - hanno pensato che si sarebbe fermato di fronte alle condanne e invece si è ringalluzzito». E svela: «In Regione i notabili avevano trovato l’accordo per far saltare le primarie e candidare l’ex ministro Luigi Nicolais; a Roma quel grande stratega di Matteo Orfini ha convinto Renzi che nei gazebo avrebbe vinto Cozzolino; e si è visto come è andata...».

De Luca ha sbaragliato il campo con un voto “bulgaro” soprattutto nel Salernitano e grazie agli appoggi “giusti” anche nel Napoletano: «La mia - ripete il sindaco decaduto che ha mantenuto comunque il controllo del Comune nominando poche ore prima della sentenza del giudice un vice a lui vicino - è una battaglia di civiltà democratica. Dobbiamo chiudere una stagione in cui un qualunque atto giudiziario e una qualunque campagna di opinione pubblica potevano ribaltare la volontà popolare».

«Sono stato condannato per un reato lunguistico - va ripetendo in ogni intervista o talk show - dopo otto anni di indagini e per un esposto anonimo. L’Italia è morta se tra il groviglio amministrativo e il codice penale c’è la paura della firma nessuno fa più nulla».

L’immobilismo amministrativo: De Luca, racconta Damilano, non è di certo assimilabile a questa categoria. E così l’inviato dell’Espresso scava nelle grandi opere appaltate dal Comune - alcune completate altre ancora un cantiere - si sofferma sul caso Crescent, sullo scheletro dell’ex Pastificio Amato, sul caso Mussari, sui guai giudiziari del figlio; e poi i grandi architetti (da Calatrava in giù) ed il fenomeno delle luci d’artista.

«Siamo stati fermati - dice De Luca - dal comitatismo che è uno pseudo-ambientalismo. L’unico stop che riconosco è quello del Palazzetto, i lavori si sono fermati perché l’impresa di costruzioni ha fallito».

E ora l’ultima battaglia di “Vincenzo Spaccanapoli”, la Regione.

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