L’era Santomauro finisce tra le lacrime

L’ufficializzazione delle dimissioni dei 20 consiglieri. Via tutti gli assessori e l’ufficio di staff, restano i capi delle partecipate

Tra strette di mano, sorrisi e lacrime, e la consapevolezza unanime di aver fatto parte in qualunque caso di un’esperienza amministrativa che resterà nella storia della città anche per come si è conclusa, ieri mattina è stata sancita la fine del sindacato di Giovanni Santomauro. Alle 9.21, con numero 37245, è stato protocollato dai delegati Piero Lascaleia e Marco Campione l’atto di dimissioni dalla carica di 19 consiglieri comunali. Un documento che era già stato preparato lunedì sera nello studio del notaio Rosa Barra, ma che, per un mero errore burocratico (mancavano nell’atto i nomi dei delegati al protocollo), è stato consegnato al Comune ieri mattina.

Tre minuti dopo, alle 9.24, il protocollo ha acquisito anche le dimissioni dalla carica di Cecilia Francese. Un istante formale, giacché le 19 firme sarebbero bastate, rappresentando ben il necessario (la maggioranza più uno, ossia 16).

I 19 autografi che hanno segnato la decadenza del consiglio sono stati quelli di Egidio Mirra, Antonio Guerra, Piero Lascaleia, Marco Campione, Lorenzo D’Auria, Michele Di Benedetto, Francesco Frezzato, Angelo Cappelli, Pasquale Tramontano, Gerardo Motta, Bruno Mastrangelo, Carmine Pagano, Renato Vicinanza, Giuseppe Provenza, Orazio Tedesco, Ugo Tozzi, Francesco Cannalonga, Adolfo Rocco, Francesco Falcone. I primi a firmare Guerra, Campione e Lascaleia. La sedicesima firma, quella determinante, è stata posta dal presidente del consiglio – e uno degli aspiranti alla poltrona di sindaco – Tozzi. L’ultimo a firmare il documento Falcone.

Hanno voluto la caduta dell’amministrazione 9 consiglieri di maggioranza e 10 (più la Francese) dell’opposizione. L’unico a non firmare della minoranza è stato Ivan Corrado: «nessuno mi aveva avvisato», ha detto. Per la maggioranza hanno rifiutato di firmare in 9: Edmondo Gallo, Marco Bonavita, Giuseppe Sica, Pino Cuozzo, Antonio Salimbene, Orlando Pastina, Luigi D’Acampora, Antonio Terribile e Domenico Zottoli.

L’atto finale, con la consegna delle firme da parte dei delegati Campione e Lascaleia (in lacrime ed evidentemente commosso) nella stanza del segretario generale Maria Tripodi. I documenti sono stati subito trasmessi al prefetto di Salerno. Con il consiglio è decaduta anche la giunta (Osvaldo Ferullo si era già dimesso lunedì). Hanno terminato il mandato nell’esecutivo Vincenzo Tancredi (sindaco per sei giorni), Paolo Cuozzo, Alessandro Grimaldi, Alfredo Liguori, Fausto Senatore, Liberato Pumpo, Umberto D’Andretta e Carmine Borrelli. Come pure i circa trenta membri dello staff, a partire dal capo Salvatore Anzalone (indagato nell’ inchiesta che ha visto l’arresto di Santomauro), fino all’ultimo arrivato Fabio Guzzi, passando per gli ex assessori Vito Lucia, Giovanni Valletta e Michele Toriello, il direttore artistico Guglielmo Francese, l’ufficio stampa formato da Adolfo Rocco ed Alfonso Amato, il delegato all’ambiente Antonio Amatucci.

Restano però al loro posto i nominati nelle varie partecipate del Comune, tra cui il presidente di Alba srl e liquidatore di Nuova srl Vito Santese, i revisori dei conti, i membri del nucleo di valutazione, i vari incaricati presso Pignatelli, Società Veicolo, Asis ed altri enti.

«Non c’erano le condizioni per andare avanti», hanno dichiarato Cappelli, Guerra, Mastrangelo. Per Rocco «serve un momento di riflessione», mentre Cannalonga ha ammesso che «non mi aspettavo una fine così infelice pur essendo all’opposizione». Tramontano ha ammesso che «era intenzionato ad andare avanti, ma non era possibile. Santomauro non meritava questa fine». Per Pagano «una fine inaspettata», secondo D’Auria «un atto dovuto nei confronti della città». Francese ha detto che «avrei preferito concludere l’esperienza in consiglio, affinché tutti potessero dare alla città le spiegazioni dovute, ma non è stato possibile». Tedesco e Provenza hanno parlato di «profonda amarezza», Campione, Falcone e Motta di «atto dovuto». Per Fernando Zara, ieri dinanzi al Comune, «è la logica conclusione di una persona che a Battipaglia non lascerà alcun ricordo, se non la firma sulla pagina più nera della città».

Francesco Piccolo

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