L’Ente tenta di recuperare le “case della camorra”

Pagani: tre appartamenti confiscati alla mala non sono mai stati sgomberati Durante i controlli in un uno degli alloggi sono anche “spariti” gli inquilini

PAGANI. Al via le procedure per il rientro in possesso dei beni confiscati alla camorra. I primi accessi alle proprietà comunali sottratte ai boss sono già stati eseguiti da parte della squadra tecnica, composta dall’avvocato dell’ente accompagnato dall’ufficiale giudiziario, su input dei tre commissari. Risale al 2000 la delibera di confisca per i tre appartamenti appartenuti al boss Mario Pepe, due in via Napoli e un terzo in via Risorgimento, con un terreno in via Zeccagnuolo sequestrato a Mario Farina.

Due appartamenti risultano tuttora abitati dalle famiglie che li abitavano prima della confisca, fuori dalla naturale “destinazione d’uso sociale”. Il primo accesso, eseguito per un’abitazione situata in via Napoli presente uno dei tre commissari, andò a vuoto, perché nessuno fu rintracciato per la notifica della procedura. Il secondo invece è storia di questi giorni, con esito atteso solo al completamento dell’iter di riappropriazione. Sulla vicenda dei beni della camorra finiti al comune c’è un dettagliato capitolo anche nella relazione che ha innescato lo scioglimento del consiglio comunale, con un procedimento giudiziario vinto dal Comune di Pagani e lo smarrimento di alcuni fondamentali documenti. Di fatto, a quanto emerse dagli accertamenti della commissione d’accesso agli atti, le famiglie occupanti erano rimaste in quelle case, senza pagare fitto, con l’appartamento in via Risorgimento, per esempio, destinato ad utilizzo diretto del comune o da assegnare in comodato d’uso gratuito a associazioni, coop o enti pubblici, destinato arbitrariamente ad uso famiglie indigenti e rimasto ai precedenti abitanti.

Altra questione riguarda la proprietà comunale Criscuolo, lasciata ai familiari del boss-colono Gioacchino Petrosino D’Auria, con una gestione dell’ente attualmente oggetto di un processo penale. La legge 109/96 prevede obbligatoriamente l’utilizzo “con fini sociali” dei beni confiscati alla criminalità organizzata. In tal senso l’azione commissariale di “rientro in possesso”, partita sottovoce e con decisione, colma una gigantesca lacuna lasciata dalle amministrazioni precedenti. I tre appartamenti e il fondo sono ufficialmente del comune ma l’ente non ne dispone nei fatti, perché la confisca fu effettuata e “smistata” al comune senza alcuno sgombero. La procedura al momento è in pieno svolgimento.

Alfonso T. Guerritore

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