L’edicola votiva di Pastena era un punto di riferimento

Il tempietto dedicato alla Madonna veniva indicato come “arete a Marunnella” Domani l’acquerello del conte Domenico Carrara in omaggio col nostro giornale

L’acquerello del conte Domenico Carrara, in omaggio domani con il quotidiano “la Città, mostra l’edicola votiva sita alle spalle della chiesa di Santa Margherita, a Pastena. Anche in questo caso il dipinto aiuta a ritrovare un angolo del tessuto urbano non più esistente. Oggi, infatti, quel tempietto sacro – che i salernitani identificavano con il detto “arete a Marunnella” – riconduce ad una effige mariana (probabilmente dedicata all’Immacolata) che non c’è più. L’icona potrebbe essere identificata con quella poi trasferita dall’allora parroco di San Margherita, don Francesco Manzo, presso il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale posto dinanzi alla chiesa della santa di Antiochia. L’ipotesi è avanzata da Mario D’Elia nel suo libro monografico su Carrara: «Nel 1920 fu eretto (alla confluenza della via Santa Margherita con via Picarielli e recintato da una balaustra) un modesto ma artistico monumento con i nomi dei gloriosi caduti. L’epistilio era sostenuto da quattro colonne con volute ioniche e gli intercolunni accoglievano un dipinto raffigurante la Vergine Immacolata, al centro, e, ugualmente distribuiti, i nominativi di cinquanta soldati”. Quindi l’edicola in questione potrebbe aver cambiato collocazione nel secondo decennio del Novecento, per poi essere definitivamente rimossa negli anni ’90 dal Comune di Salerno cedendo il posto ad una rampa. In questo caso, quindi, la rimozione sarebbe avvenuta per motivi urbanistici, ma in molte altre occasioni le icone salernitane sono andare perdute per finalità molto più becere, come sottolinea D’Elia: “Questo patrimonio diffuso, specie dal secondo Dopoguerra, anche da noi è andato sempre più degradandosi e scomparendo, per incuria, vandalismi, furti, demolizioni, ristrutturazioni selvagge”.

Di molte edicole “l’immagine sacra che contenevano è andata perduta e stanno lì, cieche, a testimoniare un passato che presto sarà sommerso dall’oblio che già ne ha travolto tante, dopo averle abbandonate ad un destino di incuria”.

A commentare l’acquerello di prossima uscita è oggi Emilia Alfinito, della Soprintendenza ai Bsae di Salerno e Avellino, per la quale guidò negli anni scorsi un importante progetto di catalogazione, censimento e recupero di gran parte delle edicole votive del centro storico di Salerno: «Ne abbiamo contate una trentina. Non tutte sono ancora leggibili. È un progetto che, anche con l’ausilio di fondi privati, dovrebbe continuare, garantendo il recupero ed il restauro di ogni immagine sacra della città. L’optimun sarebbe la costituzione di un fondo ad hoc».

Anticamente, prima dell’introduzione della pubblica illuminazione, le edicole svolgevano anche una funzione di sicurezza: servivano, infatti, come punti di riferimento luminoso in città sempre buie e pericolose.

Paolo Romano

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