L’area di sosta in via Canale costerà nove milioni di euro

Si attende la sentenza del Consiglio di Stato sullo sfruttamento della proprietà Russo-De Francesco C’è il rischio di aggravare una situazione economica già molto difficile per il municipio nocerino

Manca via Canale e la sua intricata vicenda nel novero dei debiti che potrebbero portare al fallimento il comune di Nocera Inferiore.

Non è ancora arrivata la decisione del Consiglio di Stato sulla vicenda del parcheggio. La sentenza si aspettava per fine giugno.

Da quella decisione dipende realmente il futuro economico-finanziario dell’Ente: la stangata potrebbe tradurre in realtà lo spauracchio del dissesto.

Risarcimento per illecita occupazione del suolo, ripristino dello stato dei luoghi e interessi maturati negli anni. Una cifra da capogiro quella che il Comune di Nocera Inferiore potrebbe vedersi costretto a sborsare.

Tra i cinque e i nove milioni di euro circa. Il colpo di grazia visto che ad oggi, secondo il sindaco Torquato, i debiti acclarati ammontano e 54 milioni di euro. «Qualcuno - dice Fiorello De Francesco che delle cifra si è sempre detto all’oscuro - ha sempre portato avanti i conti. Quello che è grave è che lo si è sempre negato ogni volta che c’è stato un incontro con noi proprietari». Fatto ancora più grave, «il Comune insiste sulla tesi secondo cui una parte del credito che vantiamo sarebbe prescritta. Cercando di metterci (si riferisce agli eredi, ndr) gli uni contro gli altri, quando la proprietà non è mai stata divisa, il terreno è totalmente in comune».

Solo il fatto che la giustizia amministrativa è “ingolfata” sta ritardando la verità sul braccio di ferro. Lungaggini che, ovviamente, innescano ulteriori situazioni di contenzioso. Più che intricata, la vicenda di via Canale è un’autentica saga.

La storia racconta anche di una concessione di ben cinque pagine stilata e sottoscritta davanti al segretario generale Ornella Menna, ai tempi del primo sindacato Antonio Romano. Si parlava di sei mesi non prorogabili se non in una forma da valutarsi.

Tra le more, nel 1998 il Tar dichiara nulla la requisizione iniziale (quella finalizzata a sistemavi una roulottopoli dopo il terreno del 23 novembre del 1980) perché sine die, ovvero senza una scadenza.

Dunque, “travolti” anche tutti gli atti susseguenti. Il Comune veniva dichiarato «occupante abusivo e senza titolo» già allora.

Dunque, il torto era all’origine. Da allora si è andati avanti a colpi di sentenze di Tar, decisioni della Corte di Cassazione, pareri della giustizia civile, decreti ingiuntivi e giù di lì. Dilazionando - il tempo gioca a sfavore del debito dell’ente - all’inverosimile la querelle. Con i proprietari caparbiamente proiettati verso una soluzione razionale tanto da concedere l’ennesimo favore all’ente in occasione dei lavori al Teatro Diana.

Diverse imprese pare avessero rinunciato per l’assenza di un’area di cantiere. Fornita dai Russo De Francesco, nonostante tutto.

Ve detto che la vicenda va vanti da decenni ed è una autentica vergogna. Sono state tantissime le amministrazioni che in passato hanno dovuto affrontare il problema, anzi che avrebbero dovuto farlo ma che, di fatto, se ne sono lavate le mani.

Un esempio lampante di come non si dovrebbe mai amministrare una città. Con l’aggravante che tutti erano stati avvertiti degli effetti devastanti della vicenda se non si fosse giunti in tempi utili a una intesa con i proprietari.

Invece si è ancora qui ad affrontare una questione che inevitabilmente è finita nelle mani della magistratura.

Come se non bastasse il tutto oggi si innesta su una situazione economica-finanziaria dell’Ente gravissima. E’ ovvio che l’amministrazione Torquato non ha alcuna responsabilità ma dovrà fare necessariamente i conti anche con questa patata bollentissima.

E non ci voleva se si tengono presenti i guai che l’esecutivo ha già, vista la difficoltà estrema di fare quadrare i conti di un municipio finanziariamente disastrato. Insomma, guai su guai.

Patrizia Sereno

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