«L’apparecchio acustico che aiuta a capire meglio» 

Lo dimostra una ricerca condotta dall’equipe del professor Ettore Cassandro I risultati dei ricercatori salernitani al convegno nazionale della Sio

Si annuncia cone la convention dei record per numero d’iscritti e contributi scientifici la 105esima edizione del congresso nazionale della Società italiana di otorino laringologia e chirurgia cervico-facciale (Sio) presieduto dal professore e direttore del Dipartimento “Testa-Collo” dell’Azienda ospedaliera universitaria “Ruggi d’Aragona” di Salerno, Ettore Cassandro, presidente nazionale della Sio e numero uno dell’appuntamento annuale che promuove l’incontro tra prestigiose scuole internazionali e il confronto su rilevanti temi. Tra questi i tumori testa-collo e le patologie naso-sinusali con tecniche endoscopiche avanzatissime. Il congresso si terrà a Napoli, al Palacongressi della Mostra d'oltremare, da oggi fino a sabato.Questa sera alla cerimonia inaugurale, che si terrà al teatro San Carlo di Napoli, tra gli ospiti il governatore Vincenzo De Luca e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
In questa occasione presenterà studi condotti dall’ateneo di Salerno?
Sì, un importante studio che dirigo con i professori Fabrizio Esposito, Di Salle e Manara al “Ruggi”, ospedale dotato di un macchinario avanzato e cioè la Risonanza magnetica funzionale a 3 Tesla.
Di cosa si tratta?
Di uno studio di neuroimaging avanzato per evidenziare le alterazioni delle connessioni cerebrali collegate direttamente alla perdita dell’udito, tramite la risonanza dell’ospedale.
Cioè?
Stiamo studiando le correlazioni tra la perdita dell’udito e la depressione e la demenza e la possibile evoluzione della demenza in Alzheimer.
Cosa dimostrate?
Che l’ipoacusia può portare cambiamenti cerebrali.
Quando è iniziata la ricerca e in cosa consiste?
Due anni fa.I pazienti ipoacusici si sottopongono a indagini con la risonanza magnetica e a valutazioni neuropsicologiche.
Chi sottoponete a controlli?
Un campione di circa 60 soggetti dai 50 anni fino ai 70 anni, di entrambi i sessi. Si lavora sullo stesso campione e studiamo le variazioni cerebrali del metabolismo della corteccia uditiva, anche a distanza di 6 mesi dall’utilizzo della protesi acustica.
Cosa è stato monitorato?
Il funzionamento delle aree cerebrali dei soggetti con problemi di ipoacusia, prima e dopo l’uso della protesi, studiando le alterazioni.
Il problema degli ipoacusici?
Che possono sentire ma non capire. Noi sentiamo con le aree cerebrali, se c’è un decadimento di queste aree le parole le posso sentire ma non capire.
Cosa dimostrerà la ricerca ?
Che si potrà dire con cognizione di causa che è importante utilizzare un apparecchio acustico non solo per sentire meglio ma soprattutto per capire meglio.
Marcella Cavaliere
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