L’Antimafia impugna la scarcerazione dei fratelli D’Auria

La procura antimafia di Salerno ha impugnato le scarcerazioni dei fratelli Antonio e Michele Petrosino D’Auria: il pm della Dda, Vincenzo Montemurro, titolare dell’accusa al processo “Criniera”, in...

La procura antimafia di Salerno ha impugnato le scarcerazioni dei fratelli Antonio e Michele Petrosino D’Auria: il pm della Dda, Vincenzo Montemurro, titolare dell’accusa al processo “Criniera”, in corso davanti ai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore, ha avviato l’iter acquisendo la documentazione per poi demandare ai giudici del Riesame la valutazione.
I fratelli D’Auria, in carcere per accuse di associazione a delinquere di stampo camorristico dal 2014, riguardanti il clan della Lamia, ribattezzato Fezza-Petrosino, sono stati scarcerati prima di Natale dal collegio competente per le rispettive posizioni per cessazione delle esigenze cautelari, in aggiunta al tempo trascorso in cella. I due sono imputati insieme nel processo “Criniera”, che ricostruisce l’organigramma del clan Fezza-Petrosino D’Auria e i rapporti con la politica nella città di Pagani, con il dibattimento arrivato ai testi della difesa. Antonio D’Auria è imputato anche nel processo “Taurania Revenge”, accusato di aver guidato una organizzazione dedita sistematicamente al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con contestazioni che ricalcano l’egemonia di un gruppo organizzato radicato sul territorio.
In particolare, resta vuota la casella giudiziaria riguardante il clan Fezza-Petrosino D’Auria: ad oggi non c’è una sentenza che riconosca l’esistenza di una cosca di stampo mafioso attiva nel centro storico di Pagani, con una lunga serie di processi sminuzzati per droga, estorsioni e reati connessi, senza la definizione di clan disposta da un Tribunale. Antonio D’Auria finì in carcere nella primavera 2014 in esecuzione del blitz “Taurania Revenge”, mentre la misura riguardante Michele D’Auria, collegata all’inchiesta “Criniera” fu eseguita dopo un periodo di irreperibilità, con ricerche e perquisizioni continue.
Il ritorno in libertà dei due D’Auria è arrivato dopo un quadriennio di massima sorveglianza cautelare, al regime del 41 bis, con Antonio ritenuto il boss della cosca, mente del sistema criminale, e l’altro, in odore di politica, vicino a diversi esponenti del centrodestra paganese negli anni 2000-2010, già al lavoro come dipendente-responsabile di cantiere del Consorzio di bacino Sa 1. I due sono liberi, quattro anni dopo, con il processo“Criniera” in conclusione e il Taurania-bis alle soglie della sentenza di primo grado.
In precedenza Michele D’Auria aveva ottenuto l’assoluzione piena al processo “Linea d’ombra”, in primo e secondo grado, poi divenuta definitiva in Cassazione, dall’accusa di estorsione aggravata in concorso, in qualità di responsabile di cantiere, e dallo scambio elettorale politico mafioso con Alberico Gambino, negli anni alla guida del municipio di Pagani. Il processo “Linea d’Ombra” ruotava sul rapporto di D’Auria con l’attuale consigliere regionale, con il presunto appoggio elettorale fornito in virtù dei suoi legami con la cosca Fezza-Petrosino D’Auria, per la Dda guidata dal fratello Antonio. Quel processo vide demolite tutte le accuse nel corso dei tre gradi di giudizio, con le aggravanti subito cancellate dal primo dibattimento.
Alfonso T. Guerritore
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