La tragedia

L'angosciante attesa di familiari e amici, poi la disperazione

Ad assisterli sul porto di Palinuro è arrivato anche un team di psicologi. Qualcuno ha avuto bisogno delle cure mediche

CENTOLA PALINURO. «Palinuro è una cittadina sotto choc». A parlare è Mario Errico, cognato di Mauro Cammardella, uno tre sub deceduti venerdì mattina, ma anche assessore comunale. Ha trascorso le ultime 48 ore dividendosi tra la famiglia e i volontari della protezione civile, che ha coordinato personalmente sul porto di Palinuro in sinergia con il sindaco Carmelo Stanziola.

«È stato un duro colpo – racconta – per le famiglie delle vittime e per l’intera comunità. A Palinuro siamo come una grande famiglia. Ho appreso la notizia venerdì mattina, pochi minuti dopo mezzogiorno, e sono corso sulla banchina. Ci sono rimasto fino a ieri notte». Poi, con le lacrime agli occhi spiega che ha cercato «di dare coraggio» alla cognata e ai nipoti, Carmelo ed Emanuela. «Abbiamo sperato fino alle fine di poterli riabbracciare. Ma ieri mattina – continua l’assessore – quando gli speleologi ci hanno comunicato che nella bolla d’aria non c’era nessuno, si è spenta anche l’ultima speranza. In quel momento avrei mollato tutto, mi è venuta voglia di piangere e di tornarmene a casa ma, invece, sono rimasto sulla banchina a dare una mano ai miei concittadini». Errico non riesce a darsi pace, non riesce a capire cosa possa essere accaduto. «Mauro Cammardella, come anche gli altri due sub, era un istruttore esperto. Anche i miei due figli – racconta commosso – hanno conseguito il brevetto da sub con lui. Era un fuoriclasse». In merito alla dinamica della tragedia chiede «fin da adesso che si faccia chiarezza su quanto accaduto». «È importante – spiega – capire cosa è successo in quella maledetta grotta. Tre sub esperti non possono morire in questo modo. C’è stato sicuramente un imprevisto, e noi vogliamo conoscere la verità».

Tutti vogliono conoscere la verità, anche Giulio e Angelo, i nipoti di Mauro che ieri, per tutta la giornata sono rimasti in silenzio sulla barca dello zio ad osservare da lontano le operazioni di soccorso. È rimasto in porto invece il cugino di Mauro, Gerado Pepoli, che in qualità di presidente della Cooperativa “Cilento porto” ha collaborato con i soccorritori. «È uno strazio senza fine – racconta – non abbiamo più la forza nemmeno di commentare quello che è successo. La famiglia è sotto choc. Non sarà facile superare questa tragedia. La nostra è una famiglia molto grande. Con Mauro siamo cresciuti insieme, ho visto come la sua passione per il mare è cresciuta anno dopo anno. Quando dovette sostenere l’esame per diventare istruttore non dormiva la notte».

Sul porto si è recato anche Antonio Valiante, ex vice presidente della giunta regionale e zio di una delle vittime. «Non trovo le parole adatte per commentare quello che è accaduto. Una tragedia immensa. Sono certo che si è trattato di un imprevisto». Valiante incontra altri familiari e chiede spiegazioni ad alcuni sub presenti sul porto. «Come è potuto accadere?» ripete continuamente con voce flebile.

I familiari più stretti delle tre vittime sono rimasti invece tutta la giornata nell’area portuale, in una zona lontana dagli occhi delle telecamere e dei curiosi. Hanno aspettato in silenzio il rientro in porto dei soccorritori. Il sindaco ha fatto anche installare degli ombrelloni per proteggerli dal sole mentre un team di psicologi li ha supportati fino al termine delle operazioni. Ma inevitabilmente i sanitari del 118 sono intervenuti più volte per soccorrere alcuni familiari colpiti da malori dovuti al forte stress. Anche Carmela, la figlia di Cammardella, è stata soccorsa dal 118. Fortunatamente nulla di grave.

©RIPRODUZIONE RISERVATA