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L’amore al tempo dei social, la Chiesa forma i catechisti

Il progetto si chiama “True love” ed è affidato allo psicoterapeuta Bellantoni. L’obiettivo è insegnare ai ragazzi che le relazioni si costruiscono nella vita reale

SALERNO. True love, ovvero l’amore al tempo dei social network. A fare formazione, in ambito affettivo e sessuale, è la diocesi salernitana, promotrice di un corso, per analizzare come e quanto sono cambiate le dinamiche di incontro tra i più giovani al tempo di facebook, instagram e snapchat. Rivolto ad animatori parrocchiali e catechisti, il progetto curato da don Natale Scarpitta è stato affidato a un esperto, Domenico Bellantoni, docente all’Università Salesiana e all’Università La Sapienza di Roma. “Competenza e autoregolazione emotiva” è il tema del prossimo appuntamento, in calendario per il 14 marzo, presso gli spazi della colonia San Giuseppe. Poi ne seguiranno altri due: “Relazioni socio-affettive e sessuali” e “Condotta sessuale e orientamento di genere”. «Già in passato sono stati proposti corsi per i giovani dedicati ad amore, affettività e sessualità – spiega don Scarpitta – Quest’anno abbiamo deciso di avvalerci dell’esperienza sul campo di un grande psicologo e psicoterapeuta e di centrare gli incontri sul rapporto tra affettività ed internet». Don Scarpitta non fa crociate contro i social: «Non li vedo come un male da demonizzare, anzi possono essere un ottimo strumento educativo.

In rapporto all’amore, all’affettività e alla sessualità hanno creato, così come internet in genere, molti problemi. Le chiamerei forme patologiche delle relazioni. Il problema è che sentimenti, affetti e sessualità non si possono vivere nel mondo virtuale. L’amore è concreto, fatto di abbracci, di sorrisi, di sguardi, di parole scambiate a tu per tu, non di testi battuti al pc o di immagini inviate tramite chat. Al massimo il social network può facilitare le relazioni, laddove utilizzato con intelligenza e rispetto, ma deve restare una semplice opzione marginale, che non deve mai sostituire le relazioni vere e proprie. Il virtuale, se assolutizzato, è un inganno».

Lo spirito dei corsi è soprattutto quello di fornire agli educatori gli strumenti per evitare che i più giovani possano farsi intrappolare da falsi meccanismi: «Il rischio di chiudersi nella solitudine è evidente. Ed è chiaro anche il pericolo di poter finire vittima di chi, nella migliore delle ipotesi, vuol solo prenderci in giro e, nella peggiore, vuol farci del male. Per questo dico di vigilare e lo dico ai genitori, agli insegnanti, agli educatori. Ai ragazzi va spiegato che la vera vita non è nello schermo: è fuori». Anche la chiesa dunque, guarda senza pregiudizio a queste tematiche: «Il fatto che si tenga un corso del genere e che non sia la prima volta lascia capire quanto alla chiesa stiano a cuore i giovani e tutta la loro vita, a cominciare dall’amore, che ne è il motore, l’aspetto più importante. Una volta, forse, ci si “tappava” le orecchie, oggi la chiesa non solo ne parla, ma fa formazione in ambito affettivo e sessuale. Poi c’è la vicinanza quotidiana dei sacerdoti e di chiunque operi in ambito educativo per ascoltare, capire, consigliare. È la prossimità all’uomo, sia anziano o giovane, che ci chiede papa Francesco».

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