L’altra città: dismessa e zeppa di amianto 

Vecchie fabbriche, capannoni decadenti, case abbandonate. Oltre il 10 per cento del territorio esposto all’eternit

Fabbriche dismesse, caseggiati abbandonati, capannoni decadenti: c’è una città dimenticata, fatta d’amianto e cumuli di pattume, che s’affianca alle palazzine e ai fabbricati della nuova Battipaglia, e attende una bonifica che s’annuncia da decenni. E c’è chi lancia un grido d’allarme dal cuore del rione Sant’Anna: «Così ci becchiamo una malattia mortale», tuonano gli ambientalisti. Nel mirino delle associazioni, che s’appellano all’amministrazione, c’è un vecchio opificio in disuso, a ridosso del cimitero, ricoperto da lastre d’amianto sgretolato: un tempo, in quel vasto stabilimento, si producevano vernici e pitture, ma adesso, tra fusti rovesciati e tonnellate di pattume abbandonato, la struttura, chiusa da tempo, è terra di nessuno.
La denuncia. Sono i cittadini del movimento “Pro Battipaglia” a segnalare per primi le condizioni di degrado dell’area di viale della Pace con un video che diventa virale. S’intravedono cumuli d’immondizia, vecchi fusti di vernice, scarti edili: una discarica a cielo aperto. Poi qualcuno s’avvicina e scatta delle foto con le lastre d’amianto in bella mostra. «C’è del fibrocemento sfibrato, ed è pericolosissimo perché non è omogeneo e le onduline sono rotte», spiega Andrea Vicinanza, storico creferente del Comitato cittadino per le bonifiche. E nel fibrocemento c’è l’amianto, e l’amianto danneggiato è altamente cancerogeno. A quel punto le anime d’un altro comitato, il “Civico e Ambientale”, s’incontrano per redigere un documento, finito ieri mattina sulle scrivanie della sindaca Cecilia Francese, del dirigente tecnico Pasquale Angione e del comandante della polizia municipale, Gerardo Iuliano. «Anche una sola fibra può causare il mesotelioma pleuro e altre patologie mortali», si legge in una nota alla quale sono allegate pure le fotosegnalazioni. Da qui la richiesta del portavoce, Cosimo Panico: «Nell’ex fabbrica di vernici va rimosso l’amianto». E lancia un ultimatum: «Trenta giorni prima d’allertare i pm». Vicinanza commenta: «Il veleno continua ad agire, ma nessuno interviene». E parla d’un disagio che colpisce l’intera città, in particolare il rione Sant’Anna: «Dopo l’ordinanza, solo due siti furono messi in sicurezza». Un supermercato e, appena otto mesi fa, l’ex fabbrica Baratta.
Le cifre e i progetti. L’ordinanza risale al 2010: ci aveva lavorato l’assessore Massimiliano Casillo e la firma era quella del sindaco Giovanni Santomauro. S’ordinava ai cittadini di inviare relazioni sulla presenza di eventuali manufatti in amianto. E nel 2012, da un’elaborazione a cura del servizio ambiente comunale, venne fuori che l’eternit occupava il 12,31 per cento della superficie urbana. Oltre 123mila metri quadrati d’asbesto: 45mila tra il centro e il rione Sant’Anna, 69mila tra Taverna, Belvedere, Serroni e la zona industriale, 9mila nella zona rurale. A Palazzo di Città, con il discusso bando da 20mila euro per monitorare l’ambiente con i droni, l’amministrazione Francese vuole dalla ditta pure la mappatura delle coperture in amianto. E si parlava della bonifica dall’asbesto pure nella bozza di d’intesa con la controversa partecipata Sma Campania, annunciato 10 mesi fa da Ugo Tozzi. Un progetto ancora al palo: «Nei prossimi giorni se ne riparlerà», assicura il vicesindaco.
Carmine Landi
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