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L'Airc finanzia i progetti dei ricercatori salernitani

Lavoratori precari e geni della ricerca: due giovani tra i premiati per l'impegno nella lotta contro i tumori

SALERNO. Lavoratori precari e geni della ricerca. Non hanno un ruolo definito all’interno del mondo universitario, ma dai loro studi hanno raggiunto intuizioni senza precedenti nella lotta contro i tumori. Simona Pisanti e Simone Di Micco sono gli studiosi salernitani che, lunedì scorso, si sono aggiudicati due degli undici premi assegnati ai vincitori del secondo bando nazionale “Trideo 2015 - TRansforming IDEas in Oncological research award”. Scopo del bando, indetto per la seconda volta dalla Fondazione Cariplo e dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, è quello di garantire un sostegno concreto alle idee che possono essere in grado di trasformare la ricerca in campo oncologico, essendo state concepite da un approccio inedito per trovare risposte a una malattia che, in alcune forme, resta ancora incurabile.

Il comunicato stampa ufficiale definisce il bando “Trideo” come l’occasione di «consentire ai giovani scienziati di sperimentare le ipotesi più innovative, originali, le cosiddette idee “pazze” che altrimenti rischierebbero di rimanere confinate in qualche cassetto». Alla definizione di “idea pazza”, Simona Pisanti sorride e con serenità sottolinea: «Non definirei proprio pazza la mia idea, che più che altro è nuova, e con una base scientifica molto più solida di quanto possa sembrare». La novità del progetto della Pisanti è quella di voler studiare meccanismi molecolari caretteristici della neuroinfiammazione, processo molto studiato nelle patologie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer, relativamente al cancro. «In effetti, il mio progetto è innovativo perché traslare un approccio applicato alle patologie neurodegenerative al cancro. La mia ricerca consiste nello studio dei meccanismi alla base del collegamento tra l’infiammazione e le metastasi che si formano a livello celebrale, in particolare nel menaloma: un tipo di tumore che nel 40 per cento dei pazienti, porta come conseguenza la formazione di metastasi nel cervello».

Simona Pisanti, del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno, ha cercato quindi un nuovo punto di partenza per capire ciò che oggi ancora non è chiaro: perché questi tumori riescono a formare tumori secondari, muovendosi dalla sua sede originaria, andando a localizzarsi a livello celebrale, comportando un lento e progressivo deterioramento della vita del paziente per le funzionalità cognitive e neurologiche.

Di grande avanguardia è anche il secondo progetto di ricerca, quello di Simone Di Micco, assegnista presso il Dipartimento di Farmacia dell’Unisa. La sua idea è quella di sviluppare nuovi farmaci che bloccano una proteina chiamata Jmjd3, coinvolta nei processi di carcinogenesi e progressione dei tumori. «Il mio scopo è quello di individuare nuove molecole capaci di bloccare questa proteina, perché ad oggi ne è stata trovata soltanto una che, per altro, non lo fa in maniera selettiva. L’innovazione del progetto è proprio questa: bloccare la proteina selettivamente, intervenendo cioè sia sul substrato della proteina sia sul cofattore», spiega Di Micco. L’esito della sua ricerca potrebbe rivoluzionare l’ambito di intervento sui malati, in quanto una maggiore selettività, ed anche una maggiore efficacia della cura, significherebbe anche una riduzione non indifferente della quantità di farmaco somministrata, e quindi una diminuzione degli effetti collaterali ed un aumento del beneficio per il paziente che si sottopone alla cura per il tumore.

Simona Pisanti e Simone Di Micco sono entrambi di Salerno e sono giovani. Simone ha 36 anni e questo bando è la prima opportunità per sviluppare la sua idea, che «tanti altri avrebbero minimizzato per non correre rischi di investimento». Simona, invece, di anni ne ha 37 e, come Simone, ha deciso di restare nella sua terra nonostante tutte le difficoltà che questa decisione comporta per chi intende dedicarsi alla ricerca. Il premio previsto dal bando è di 100mila euro per ciascun progetto e finanziano la ricerca per due anni. In questa cifra è compreso, nel caso di Simona, anche lo stipendio perché la giovane ricercatrice è precaria e non ha un posto fisso all’interno dell’università. Per il resto la somma è utilizzata per comprare tutti i materiali e le strumentazioni necessarie per lo svolgimento della ricerca. «Andare all’estero – ammette Pisanti – mi renderebbe il lavoro più agevole da determinati punti di vista. Stando qui a Salerno, come nel resto d’Italia, è molto più difficile fare ricerca, anche dal punto di vista strutturale, di opportunità e di finanziamenti. Io voglio restare perché ho una figlia, che voglio far crescere qui, e quindi non mi sono spostata; certo è tutto molto più difficile ma dà anche più soddisfazione riuscire con pochi mezzi ad ottenere risultati di livello internazionale».