L’affondo di Primicerio «È l’ora dell’autocritica» 

Il pg: i magistrati anche con i comportamenti debbono essere imparziali  L’accusa: «Il vento dell’antipolitica non risparmia neppure il Csm»

SALERNO. Non basta che il magistrato impronti la sua azione professionale a princìpi di rigore e correttezza, è necessario «ispirare la fiducia dei cittadini anche nei comportamenti quotidiani». In un palazzo di giustizia ancora scosso dall’arresto del giudice Mario Pagano, e su cui il vento della polemica politica ha soffiato negli ultimi anni a più riprese, le parole del procuratore generale Leonida Primicerio sono un monito che lascia il segno. Un rimbrotto in cui il pg salernitano invita la magistratura tutta, anche ai massimi livelli, a «una profonda autocritica», pur rimarcando che «la stragrande maggioranza dei colleghi del distretto fa con rigore e sacrificio il proprio dovere».
Cita Sandro Pertini, che in un intervento al plenum del Csm disse che «il comportamento del magistrato deve contribuire a collocarlo in una posizione di credibilità e rispetto. Non basta – aggiunse il Capo dello Stato – Essere autonomi e trasparenti, è necessario anche apparirlo». E questa esigenza, ha sottolineato ieri Primicerio in apertura dell’anno giudiziario, la si avverte tanto più adesso, quando l’antipolitica non risparmia nemmeno il Consiglio superiore della magistratura. Non è un caso che il suo intervento lo apra citando Meuccio Ruini, il presidente della “Commissione dei 75” che scrisse la Costituzione e, al termine dei lavori, poté evidenziare come tra i costituenti vi fosse stato, dopo tutto, “uno spirito comune, uno sforzo di unità sostanziale”. «Il clima di allora non è quello di oggi – avverte Primicerio – quella unità d’intenti è lontana. Ora il clima è quello di una profonda divisione, e quanto più lo scontro politico è aspro tanto più deve accrescersi il ruolo istituzionale di garanzia».
Abusi edilizi e abbattimenti. Che poi i rapporti tra magistratura e politica non siano sempre sereni non è un mistero. Lo stesso pg non risparmia una stilettata, affondando il coltello sui balbettamenti del legislatore in tema di abusivismo edilizio. «È un tasto dolente – stigmatizza – uno di quei casi in cui si delega all’autorità giudiziaria i problemi irrisolti dalla politica». Si parte da un dato oggettivo: i reati edilizi «hanno una prescrizione breve» e la percentuale delle sentenze che passano in giudicato, e vanno quindi in esecuzione, «è veramente molto bassa». Così rischia di prendere forma una disparità di trattamento che non di rado deflagra in tensioni: «Quando siamo andati con le ruspe ci siamo trovati dinanzi a gente che dice “perché proprio a me?”. Capita perché in certi casi il principio della giustizia uguale per tutti finisce per rivelarsi in concreto un atto d’ingiustizia. Ebbene è vero che in assenza di provvedimenti del legislatore noi dobbiamo dare esecuzione alle sentenze, ma non ci si può chiedere che ad essere uguale per tutti sia non la legge ma l’ingiustizia».
Criminalità. A preoccupare sono anche altri temi. In primis la lotta a una delinquenza che non ha solo le forme strutturate dei clan ma assume contorni sempre più preoccupanti in quella che il pg definisce “criminalità spicciola”. Si va dalle baby gang («fenomeno inquietante, che vede giovani anestetizzati dai social network e influenzati da modelli negativi proposti da certe serie tv»)agli eccessi della movida («bene il potenziamento delle telecamere») al fenomeno dei parcheggiatori abusivi, su cui il pg spende un plauso per l’azione inquirente.
Il delitto Vassallo. Su tutto c’è un rimpianto, quello di non essere riusciti a dare un nome all’assassino che nel settembre del 2010 sparò al sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. A febbraio scade l’ultima proroga per le indagini e si va verso l’archiviazione. «C’è la certezza che gli inquirenti hanno fatto tutto quanto era nelle loro possibilità – chiosa Primicerio – ma pur avendo trovato uno scenario inquietante con un vasto giro di spaccio, non si è riusciti a risalire a chi ha commesso l’omicidio.
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