L’addio a Walter col rombo delle moto

A Santa Cecilia la cerimonia per il 27enne deceduto in un incidente sul lavoro. Il dolore della madre e della compagna

Tutta la frazione di Santa Cecilia di Eboli si è fermata per l’ultimo saluto a Walter De Nigris, il giovare elettricista morto folgorato in un incidente sul lavoro mercoledì pomeriggio. Il feretro partito da Borgo Carillia – dove il giovane 27enne risiedeva con la sua compagna Chiara e la bimba di sette mesi – è stato accompagnato da un lungo corteo di auto. Ad attendere Walter, davanti alla chiesa di San Nicola di San Vito al Sele, c’erano centinaia di ebolitani. Tanti, tantissimi i giovani amici e conoscenti che hanno voluto accogliere Walter indossando una maglietta bianca: stampata, sul davanti, una foto del giovane in sella alla sua moto, la sua antica passione; dietro la frase “Abbi cura di noi papà” a indicare l’amore paterno esploso in Walter con la nascita della sua piccola. I colleghi hanno portato a spalla il feretro, hanno attraversato la navata di una chiesa gremita di gente impietrita dal dolore.

Don Daniele Peron, nell’omelia, ha ricordato il giovane dal sorriso sempre stampato sul viso, la sua voglia di vivere e il grande amore per la sua compagna e la sua “principessina”: «L’amore di Walter è stato capace di riunire tutti – ha sottolineato il parroco – Nonostante non riusciamo a trovare una spiegazione, dobbiamo continuare nel sua amore a lavorare per questa unità. Il sorriso di Walter ci aiuterà a restare uniti e camminare insieme anche nelle lacrime». Leggendo il dolore della madre e della compagna, don Daniele ha usato parole di comprensione per quel dispiacere immenso che la morte di Walter ha lasciato, ma non è bastato ad asciugare le lacrime dei presenti. Lo stesso sacerdote, al termine della celebrazione, ha voluto ricordare un episodio di qualche anno fa: «La liturgia in questo momento prevede che si conceda la parola per l’ultimo saluto. Oggi sarò egoista perché è vero che mi definiscono un orso, ma anche gli orsi hanno un cuore e oggi sanguina. Con Walter lavorammo alla costruzione di un presepe quando aveva 10 anni. Una sera venne e mi regalò un coltellino perché aveva visto che il mio non funzionava. “Vedi Walter c’è l’ho ancora”» ha esclamato mostrando quel dono.

All’uscita dalla chiesa ad aprire il mare di persone che affollavano il piazzale, un cordone di giovani, il feretro di Walter portato a spalla dagli amici più stretti si è fermato sul sagrato. Il volo di palloncini e un lunghissimo applauso hanno dato il via al corteo funebre: un serpentone umano che ha raggiunto la provinciale dove un gruppo di motociclisti ha salutato con il rombo dei motori la deposizione della bara nel carro funebre.

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