L'Abbazia benedettina di Cava

CAVA DE' TIRRENI

L’abbazia benedettina esclusa dal patrimonio dell’Unesco

Il monastero non rientra più tra quelli che si contendono in Italia il prestigioso riconoscimento. Adesso i politici e l’abate stanno cercando di ottenere il reinserimento dello storico sito

CAVA DE' TIRRENI. Ci si aspettava di vederla figurare nell'elenco dei paesaggi benedettini italiani che si contendono – su proposta dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese Onlus, col patrocinio dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani – il titolo di Patrimonio dell’Umanità Unesco e invece, a quanto pare, per l’Abbazia di Cava de’ Tirreni non si sarebbe profuso il necessario impegno nel presentare la candidatura. Un «treno perso» a cui – stando a fonti interne al millenario monastero cavese – si starebbe cercando di porre rimedio con una serie di pratiche dell’ultimo minuto che potrebbero permetterne ancora la candidatura.
Già lo scorso gennaio, l’opportunità di vedere l’Abbazia di Cava concorrere per essere designata quale insediamento benedettino dell’Italia Medievale Patrimonio dell’Umanità Unesco era stata portata all’attenzione dall’ex sindaco Luigi Gravagnuolo che aveva sollecitato non solo al padre abate dom Michele Petruzzelli, ma anche l’amministrazione comunale e regionale a mobilitarsi affinché l’Abbazia di Cava de’ Tirreni venisse inserita nell’elenco.

«Mi sia consentito – scriveva Gravagnuolo a gennaio –, nel rivendicare con grande soddisfazione la bontà delle nostre intuizioni del 2006, quando lanciammo il Millennio della Badia di Cava, e di quella del 2010 quando immaginammo per Cava un futuro da “Città-Parco culturale”, di rivolgere un accorato appello alle nostre autorità comunali, provinciali e regionali, nonché alla stessa gerarchia ecclesiastica, a cominciare dal padre abate della Badia di Cava, dom Michele Petruzzelli, affinché prendano immediatamente contatto con la Fondazione proponente, si assicurino dell’inserimento della nostra Badia e della nostra provincia nel progetto, lo condividano formalmente e ne rafforzino la candidatura presso l’Unesco. La Fondazione Comunitaria del Lecchese ha messo in movimento il treno, sarebbe un delitto lasciarcelo sfuggire».

L’esito della selezione degli «insediamenti benedettini candidati a rappresentare il fenomeno del monachesimo benedettino dell’Italia medievale ed il suo impatto nel paesaggio culturale mediterraneo ed europeo» è stato reso noto pochi giorni fa e, a quattro mesi dal sollecito, è stato lo stesso Gravagnuolo a scoprire che l’Abbazia non figurava tra le otto candidate (Monasteri benedettini di Subiaco, Abbazia di Montecassino, Abbazia di San Vincenzo al Volturno, San Pietro al Monte a Civate, Sacra di San Michele, San Vittore alle Chiuse, Sant’Angelo Formis, Abbazia di Santa Maria di Farfa).

«Sono rammaricato – ha spiegato Gravagnuolo – di un’opportunità che è venuta a mancare. La Provincia vanta fin da ora due paesaggi culturali patrimonio dell’Umanità, il Parco Nazionale del Cilento e la Costiera Amalfitana; se dunque l’insediamento benedettino fosse stato riconosciuto come tale, il territorio salernitano, già primo in Italia, avrebbe potuto avvantaggiarsene ulteriormente. L’inserimento nella lista dei siti UNESCO, infatti, dà diritto, oltre che a particolari tutele, a vantaggi in termini di promozione turistica ed a “punteggi” preferenziali nel caso di eventuali future candidature al finanziamento di progetti a valere su fondi comunitari e nazionali».

A quanto pare, però, non tutto sembra essere perduto. A seguire l’iter è ora l’ex direttore dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, Mario Galdi, il quale ha fatto sapere che la pratica per la candidatura dell’Abbazia Benedettina di Cava quale Patrimonio Unesco è attualmente in itinere. «Proprio pochi giorni fa – ha spiegato Galdi –, abbiamo avuto un incontro al Comune con l’architetto Giovanni Villani, capo-area del Settore Beni Paesaggistici della Soprintendenza, e la presidente Gabriella Alfano, nel corso del quale sono state illustrate le possibilità e le fattibilità della candidatura. Le pratiche sono avviate e a breve ci sarà un tavolo di lavoro, e dell’iter viene costantemente aggiornato anche padre abate dom Michele Petruzzelli».

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