la denuncia

Ira di don Enzo «Il Centro polifunzionale non decolla»

Don Enzo Caponigro, rettore del Santuario di Sant’Antonio, lancia strali contro l’Amministrazione accusandola di «assordante silenzio» sul progetto del Centro Polifunzionale dei Santi Cosma e Damiano...

Don Enzo Caponigro, rettore del Santuario di Sant’Antonio, lancia strali contro l’Amministrazione accusandola di «assordante silenzio» sul progetto del Centro Polifunzionale dei Santi Cosma e Damiano fermo al palo dal 2011 e già finanziato dalla Regione Campania per 4 milioni di euro. «Il Centro è un “bene sociale” che va via via svanendo, diventando sempre più evanescente, nella memoria collettiva della nostra città – accusa don Enzo – il progetto è esecutivo e cantierabile. Nonostante i miei interventi, a tutti i livelli, tutto è fermo: si studia ? Questo silenzio è inaccettabile, specie in questo momento di grave crisi». Silenzio che esprime ed evidenzia, secondo il sacerdote, il disimpegno delle istituzioni locali e non solo, lanciando accuse alla Regione e all’amministrazione Melchionda: «La realizzazione dell’opera, gestita dal Comune di Eboli, può essere una boccata di ossigeno per la nostra città, per gli operatori nel settore dell’edilizia... per i nostri operai, i nostri giovani – incalza don Enzo Caponigro - il Comune è ancora più colpevole della regione Campania, con il suo assordante silenzio». Un fiume in piena il rettore di Sant’Antonio che investe trasversalmente tutti i consiglieri comunali: «Cosa ha fatto il Consiglio Comunale di Eboli? Come al solito nulla. C’è da meravigliarsi? Ogni giorno, basta guardarsi intorno, ci tocca vedere la litigiosità della politica, degli uomini – pressa don Enzo -pressioni, inganni e altro fanno sì che i nostri governanti non riescano a svolgere, per la collettività, al meglio, le loro funzioni. Molti di noi sono rassegnati, ma mai subordinano l’indignazione all’ideologia. Servirebbero poche e chiare leggi. Una pacchia per corrotti e corruttori, una tragedia, i nostri figli che partono, per tutti noi, cose esecrabili e vergognose».

Angelica Tafuri

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