«Io da D’Acunzi e Bianco s’infuriò» 

Cesarano al gip sulle accuse del vecchio amico: «Non so il costo del voti, mai comprati»

Incomprensioni e malumori per le ultime elezioni amministrative a Nocera Inferiore hanno incrinato il rapporto tra Carlo Bianco e Antonio Cesarano, entrambi finiti in carcere in due momenti diversi, accusati di aver sostenuto il progetto di realizzazione di una casa famiglia al Rione Vescovado. Cesarano lo spiega a chiare lettere nell’interrogatorio di garanzia reso al Gip, andando a fondo ed offrendo un’alternativa rispetto a quanto riferito a settembre davanti al pm dell’antimafia da Bianco.
I due, molto legati da un rapporto di amicizia, riferiscono cose diverse. «Lui si arrabbiò molto – spiega Cesarano - perché io andai al comizio di chiusura di Pasquale D’Acunzi, mio amico anche lui. Si arrabbiò per questa mia decisione dicendo che gli facevo perdere la campagna elettorale, perché la gente mi vedeva da un’altra parte e non avrebbe capito». Il nodo delle due versioni contrastanti resta, con Bianco che aveva attribuito a Cesarano il ruolo di promotore per il presunto patto con Antonio Pignataro, ex esponente del clan Nco, e Ciro Eboli, aggiungendo peso alle contestazioni contro il suo amico. «Voleva un aiuto economico, non soltanto politico, che non è arrivato».
La radice del rapporto politico con Bianco riguarda il modus della politica contemporanea, spiegato dettagliatamente da Cesarano a Gip e pm: «Ogni lista è composta da 24 candidati. Voi trovate una persona che è un professionista che si vuole impegnare in politica? Non lo trovate. I giovani non si avvicinano. Io ho cominciato da ragazzo, con la militanza. Non si riesce a formare liste concrete, fatte per bene. C’è una disaffezione. Poi vince un candidato sindaco e con 130 voti qualcuno viene eletto, mentre all’opposizione uno con 450 voti rimane a casa».
Ma neanche la quantità dei voti garantisce su serietà e affidabilità, perché c’è il discorso del palazzo di otto piani, che in nome di rapporti e amicizia facilmente può esprimere senza difficoltà un consigliere. «A prescindere dal partito». Cesarano ha ricostruito l’interessamento e il coinvolgimento rispetto alla delibera della variante urbanistica, il documento decisivo che ha innescato l’inchiesta, tirandosi fuori. Quando il pm chiede il senso della parola “N’trunata“ pronunciata da Eboli a Bianco con Cesarano destinatario, in una intercettazione telefonica, l’ex vicesindaco è chiaro: «Sono i soldi, dovevo cacciare qualcosa perché Bianco doveva comprarsi i voti. Questa era la ‘ntrunata, io dovevo essere il finanziatore, e poi se la vedevano loro». «Ma quanto costa un voto a Nocera?» chiede il pm. «Dottore, che ne so? Io non ho mai comprato voti. Voi non ci crederete ma non ho mai comprato un voto in vita mia».
Dopo aver risposto alle domande del Gip e del pm, Cesarano è rimasto in carcere, con il Riesame a rigettare l’istanza di scarcerazione presentata dal suo legale, Annalisa Califano.
Alfonso T. Guerritore
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