«Investimenti in fumo In Italia manca la cultura finanziaria»

Il direttore della Bcc di Aquara: «Il credito cooperativo non corre i rischi degli istituti travolti dalla crisi»

SALERNO. Rassicura i 12 mila correntisti della Bcc di Aquara. E garantisce che la “bolla” economica che ha portato alla volatilizzazione dei risparmi di tutta una vita per tantissime persone coinvolte, loro malgrado, nella crisi di Banca dell’Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e di Chieti, non colpirà affatto i clienti della Bcc. Antonio Marino, che dirige da 38 anni la Bcc di Aquara, chiarisce alcuni aspetti che ai più potrebbero sembrare incomprensibili.

Direttore le banche di Credito cooperativo non rientrano nella tipologia degli Istituti di credito in crisi?

«Sostanzialmente ciò che è avvenuto per le altre banche difficilmente potrà verificarsi per le Bcc. Perché noi siamo essenzialmente una banca commerciale, e tutto il nostro giro d’affari è concentrato, nel 99 per cento dei casi, sui prestiti. La finanza creativa, i prodotti derivati non fanno parte del nostro Dna».

Dunque lei garantisce che i sui correntisti non correranno nessun pericolo?

«Certo. Ma posso spingermi anche più in là e dire la stessa cosa per altre realtà che gravitano intorno alla nostra orbita».

Il rapporto fiduciario, tuttavia, è stato messo in discussione proprio dagli ultimi avvenimenti.

«Le banche hanno la colpa di non aver informato compiutamente i propri clienti dei rischi delle operazioni d’investimento proposte. Però anche chi ha accettato le condizioni doveva sapere che c’era qualcosa di anomalo, che correva un rischio».

E perché?

«Mi spiego meglio. Un tasso medio d’interesse depositi oggigiorno s’aggira mediamente sull’uno per cento. Perciò se viene consigliato un investimento che può fruttare anche il 3 per cento bisogna stare attenti. Bisogna diffidare dei prodotti fuori mercato».

Ma non tutti i clienti sono esperti d’economia. E se la banca di cui mi fido propone l’affare è naturale che il correntista sia attratto dall’opportunità.

«Ecco, questo è un altro problema, che ritengo che sia anche la principale causa di questi default finanziari. In Italia purtroppo non c’è una grande cultura finanziaria. E il gap comincia dalle scuole, dove non s’insegna economia. Si preferisce discutere dei programmi di Maria De Filippi piuttosto che spiegare la differenza che esiste tra una cambiale e un assegno».

Il Governo nel frattempo vuole emanare una riforma delle Bcc

«Non sono d’accordo. Il giorno in cui le Bcc prenderanno ordini da Roma saranno tutta un’altra cosa, rispetto a ciò che sono adesso. Perché saranno omologate agli istituti di credito d’interesse nazionale. Ma oggi è di moda fare riforme anche se non ce n’è alcun bisogno. E nessuno riesce a chiarirci cosa avverrà».

Come Bcc siete pronti a disotterrare l’ascia di guerra?

«Ci stiamo battendo per salvare il salvabile. Probabilmente avremmo bisogno solo ed esclusivamente di un tagliando normativo»

La Bcc di Aquara gode di buona salute?

«Sicuramente. Abbiamo nove filiali e 48 dipendenti effettivi. Il totale dei depositi s’aggira su 230 milioni di euro, con un più 7,5 per cento rispetto allo scorso anno. E abbiamo in circolo, attraverso mutui e prestiti, 145 milioni di euro. Inoltre le sofferenze nette ammontano a 4 milioni di euro. In pratica, per far capire a tutti, rispetto ai soldi prestati solo per il 2 per cento sono in corso contenziosi per il rientro dei capitali»

©RIPRODUZIONE RISERVATA