Vendita Centrale del latte

«Intervenga Cantone» Interrogazione dei parlamentari Giordano, Pisano e Tofalo del Movimento 5 Stelle

«A dieci mesi dalla cessione ancora non sarebbe stato esibito il certificato antimafia»

Che fine ha fatto la certificazione antimafia di Angelo Mastrolia e della sua Newlat, che lo scorso gennaio si sono aggiudicati per 12 milioni di euro la gara per la vendita della Centrale del Latte di Salerno? Doveva essere nella documentazione esibita all’atto della presentazione dei requisiti per la formalizzazione della cessione, al massimo entro novanta giorni. Ma di giorni ne sono passati di più. E i giorni sono diventati mesi, dieci. E di quel certificato, previsto dal codice antimafia che prevede, in sua assenza, la nullità di ogni atto, ancora non c’è traccia.

Ora il Movimento 5 Stelle vuole vederci chiaro e ne ha chiesto conto e ragione ai ministeri dell’Interno e dello Sviluppo economico attraverso un’interrogazione a risposta scritta sottoscritta dai parlamentari Silvia Giordano, Mimmo Pisano e Angelo Tofalo che hanno anche scritto al presidente dell’autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone. In ballo ci sono, appunto, i dodici milioni di euro che il Comune ha incassato e che, in caso di annullamento della vendita, andrebbero restituiti all’imprenditore ebolitano Mastrolia, aprendo un prevedibile buco nel bilancio comunale.

La vicenda era stata sollevata ad aprile dal consigliere comunale di Forza Italia, Giuseppe Zitarosa, che aveva subito eviodenziato il presunto danno economico che deriverebbe dalla mancata presentazione del certificato antimafia, tra i requisiti fondamentali previsti dal codice degli appalti. L’esponente dell’opposizione, dopo un mese, interrogò anche il sindaco facente funzioni, Vincenzo Napoli, senza però ottenere risposta. Ora i pentastellati portano la vicenda in Parlamento, chiedendo ai ministri Angelino Alfano e Federica Guidi, se fossero a conoscenza dell’episodio e se sia il caso di sollecitare la Prefettura competente affinché venga fatta piena luce sulla vicenda.

Nel febbraio scorso Mastrolia fu condannato dai giudici della Corte d’Appello del tribunale di Salerno a 2 anni e quattro mesi di reclusione insieme ad altre persone nel procedimento sulla bancarotta dell’hotel Bristol di Battipaglia, di proprietà della famiglia Meluzio e fallito nel 1996. Appena due mesi prima la sua Newlat spa – gruppo dell’industria alimentare con base a Reggio Emilia, già proprietario dei marchi Polenghi, Lombardo, Giglio e Matese – si era aggiudicata la gara senza troppi affanni, essendo stata l’unica che a giugno aveva presentato un’offerta da 12,7 milioni di euro per rilevare una delle aziende più sane gestite da Palazzo di Città, con un fatturato di quasi 20 milioni di euro e 58 dipendenti. A niente erano servite le proteste delle opposizioni e dei lavoratori stessi che, pur di difendere la pubblicità dell’azienda, si opposero al Tar contro il bando di vendita.

A quel ricorso si affiancarono “ad adiuvandum” anche i tre parlamentari grillini. Ma i giudici amministrativi, appena qualche giorno prima della scadenza del bando, si pronunciarono favorevolmente nei confronti del Comune, togliendo ogni freno all’imminente cessione. Anche i consiglieri comunali di opposizione Roberto Celano, Raffaele Adinolfi, Nobile Viviano, Salvatore Gagliano e Giuseppe Zitarosa presentarono un proprio ricorso, che venne ritenuto ritenuto inammissibile. Tutti, ad ogni caso, evidenziarono il valore dell’azienda e i pericoli della cessione ai privati sia per i dipendenti che per gli allevatori.

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