L'INCHIESTA

Intertrade, 14 indagati per i fondi pubblici distratti 

Nella società della Camera di Commercio progetti fantasma e soldi pubblici dirottati su scopi privati

SALERNO - Oltre 500mila euro di finanziamenti pubblici dirottati su fini privati; e poi 60mila euro spesi per consulenze mai prestate, fondi camerali usati per saldare rate di mutuo personali e una fideiussione da mezzo milione di euro che impegnava la Camera di commercio al solo fine – sottolinea la Procura – di evitare il decurtamento degli stipendi ai vertici della partecipata Intertrade, poi collassata sotto il peso dei debiti. C’è questo scenario nell’avviso di conclusione delle indagini con cui il sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello ha chiuso il cerchio delle inchieste sulla gestione di Intertrade, la società camerale nata per aiutare le imprese salernitane nel commercio con l’estero e che invece sarebbe divenuta una scatola vuota, utile solo a drenare fondi regionali ed europei per progetti di internazionalizzazione che in realtà non sarebbero mai partiti.
Le accuse. Per i 14 indagati le accuse vanno a vario titolo dal peculato al falso, dall’abuso d’ufficio alla truffa ai danni dello Stato. Le posizioni più gravate sono quelle di chi ha guidato Intertrade fino alla messa in liquidazione: il direttore Innocenzo Orlando, il presidente Vincenzo Galiano, l’attuale vice segretario della Camera di commercio, Antonio Luciani, che era delegato a operare sui conti correnti della società partecipata ed è accusato anche di avere prelevato 29mila euro per pagare rate di mutuo della sua abitazione. Secondo gli inquirenti avrebbero messo in piedi progetti fittizi con la complicità in particolare del commercialista Franco Risi (amministratore della società di consulenza fiscale Ibarico e dal dicembre 2015 presidente provinciale di Confartigianato) e di Renato Aliberti, presidente dell’associazione Euromed e membro del consiglio direttivo della Camera di commercio italo-argentina, oltre che consigliere comunale a Cava de’ Tirreni.
La fideiussione. Ma nei guai è finito anche l’ex presidente della Camera di commercio, Guido Arzano, accusato di falso e peculato per la fideiussione (non autorizzata dal consiglio camerale e ratificata solo a posteriori dalla giunta) che nel novembre del 2014 consentì a Intertrade di ottenere dal Monte dei Paschi di Siena un finanziamento di 500mila euro, «somma – si legge negli atti della Procura – che veniva indebitamente utilizzata per soddisfare i creditori della Intertrade» e che consentì ai suoi amministratori di evitare sia la decurtazione dello stipendio che la revoca dagli incarichi, entrambe obbligatorie in conseguenza della gestione in perdita. Per questo sono indagati anche i revisori dei conti della partecipata (Anna Andreozzi, Alice Sette e Giuseppina Lingetti) che per gli inquirenti omisero di segnalare all’ente camerale l’obbligo della decurtazione sugli stipendi e non effettuarono nemmeno i controlli di cassa da cui sarebbe emerso il rapporto con Mps.
I progetti. Le indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, coordinato dal tenente colonnello Enea Zanetti, hanno ricostruito un panorama di firme contraffatte e mandati di pagamento fittizi, raccogliendo le testimonianze di imprenditori che figurano tra i destinatari di finanziamenti pubblici ma hanno spiegato di non averli mai incassati e di non sapere nulla di quelle iniziative. I progetti ritenuti fantasma sono tre: “Vini salernitani nei mercati emergenti”, “Salerno incontra Bacco” (anch’esso nel settore vitivinicolo) e “Shoes and leather” per il comparto calzaturiero. Nei primi due sono coinvolti Orlando, Galiano, Luciani, Aliberti e Risi: «Predisponevano un progetto per ottenere il finanziamento nella consapevolezza che mai lo avrebbero realizzato» scrive il magistrato. Per il terso sono indagati Demetrio Cuzzola (presidente di Intertrade dal maggio 2002 sino al febbraio 2007) e Santo Dino Perrone, presidente dell'Acai (Associazione cristiana degli artigiani cattolici); secondo la Procura «erano consapevoli sin dall’inizio che nessuna attività prevista dal progetto sarebbe stata fatta» e tuttavia avrebbero ottenuto dalla Regione 404mila euro che sarebbero poi finiti a soggetti giuridici riconducibili a loro stessi, come il consorzio “Pellettieri del Bussento” di cui Cuzzola risultava rappresentante
Le consulenze. Infine c’è il capitolo dei compensi per consulenza giudicate inesistenti: importi che vanno dai 500 ai 6mila euro e per i quali sono indagati con l’ipotesi di peculato Mario Luciani (nipote di Antonio), Luigia Barra (moglie di Gerardo Milito responsabile del cerimoniale) e Caterina D’Onza, in concorso con Orlando e Aliberti, che avrebbe messo a disposizione la fittizia intermediazione della Euromed.
Ora difensori gli indagati (difesi da Paolo Carbone, Genserico Miniaci, Arnaldo Franco, Michele Tedesco, Nicola Naponiello, Roberto Lanzi) hanno venti giorni per presentare memorie o chiedere interrogatori.
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