Internet la principale tentazione

Le testimonianze di chi è caduto nel tunnel: «In una giornata ho buttato via 4mila euro»

Novantacinque milioni di euro, a tanto ammonta il giro d’affari legale che ruota intorno al gioco d’azzardo. Dal 2011 ad oggi, secondo i dati raccolti dal gruppo Logos onlus, si è avuto un incremento dei giocatori pari al 14,42 per cento. Le slot machine e le videolottery di ultima generazione fanno ancora la parte del leone, anche se adesso le “tentazioni” arrivano da internet: basti pensare che nel settembre 2015 le entrate dai tornei online sono diminuite del 19 per cento, rispetto ai 72,5 milioni di euro in un anno.

Se ne è parlato ieri mattina durante un convegno nazionale, promosso dall’associazione Alea di concerto con il gruppo Logos Salerno, tenutosi per la prima volta nel sud Italia. «Il congresso segna una tappa cruciale per la promozione di una cultura, della tutela della salute rispetto ai problemi legati all’azzardo nel meridione - ha spiegato Aniello Baselice, fondatore del gruppo Logos onlus - oltre a fornire un’accurata analisi sui dati legati all’azzardo e sulle dinamiche sociali e culturali ad esso collegate, il congresso vuole sensibilizzare e supportare quanti ricoprono ruoli di responsabilità nell’ambito della salute pubblica». Presente all’incontro anche Nino Savastano, assessore alle Politiche Sociali, che ha fatto presente come l’amministrazione comunale è pronta ad aprire un tavolo di concertazione per disciplinare meglio gli orari di apertura e chiusura delle sale gioco. Ma dietro numeri e scarse vincite ci sono uomini e donne, famiglie e spesso anche figli che cercano solo un modo di uscire da quello che loro stessi definiscono «vortice».

«Non ho ancora capito cosa mi ha spinto a cadere in questa dipendenza, forse problemi legati al lavoro. All’epoca avevo venticinque anni» racconta Antonio, ex giocatore d’azzardo. «Passavo le giornate intere davanti ai video poker, togliendo tempo alla mia famiglia, al lavoro e agli amici. Per quasi dieci anni la mia vita è stata così. All’inizio giocavo a tratti, a volte si a volte no, fino a quando non ci sono caduto completamente dentro. Non so quanti soldi abbia perso posso solo dire che in sei mesi ho buttato via fino a 30 mila euro, in una giornata intorno ai tre-quattro mila euro». Cinquecentoquattro sono, invece, i giorni di “disintossicazione” per Fortunato Gaetano che oggi ha ritrovato anche il sorriso. «Ho perso tutto – racconta – ho cominciato a giocare all’età di 14 anni oggi ne ho 36. Il fondo l’ho toccato dopo che avevo venduto la mia attività commerciale ed essendomi ritrovato senza soldi ho cominciato a rubare in casa, la cosa più brutta che io potessi fare».

E conclude: «Spesso le persone si rifugiano nel gioco d’azzardo per sfuggire ai problemi della vita». Insomma la fotografia che ne esce è quella di soggetti particolarmente vulnerabili che devono fare i conti con le loro stesse bugie. «Questa è una patologia che non si cura in ambulatorio – puntualizza Maurizio Fiasco, presidente dell’associazione Alea – ma una malattia che provoca una sofferenza non solo al giocatore ma anche alle famiglie e al complesso dei suoi rapporti. Per questo motivo la terapia deve proseguire nel territorio».

Marina Illiano

©RIPRODUZIONE RISERVATA