Insulti e cambi di percorso Al lavoro gli agenti Digos

Il responsabile della paranza di San Matteo, Amoroso: «Non siamo malavitosi» L’amarezza di Orilia: «Perché le statue nell’atrio? Non ci volevano in Duomo?»

SALERNO. «Non è stata aperta alcuna inchiesta». A smentire l’apertura di un fascicolo o comunque dell’avvio di accertamenti, in particolare tra le fila dei portatori, per quanto accaduto nel corso delle celebrazioni per il Santo Patrono, è stato il questore Alfredo Anzalone, che nella serata di domenica non ha abbandonato per un attimo la processione invitando tutti a mantenere la calma affinché il caos non degenerasse ulteriormente, determinando così seri problemi di ordine pubblico. «I fatti sono quelli che sono – ha detto il questore raggiunto telefonicamente nel pomeriggio di ieri – facciamo il lavoro di sempre. Non c’è alcuna inchiesta, non indaghiamo su nessuno». In merito all’accaduto ha glissato. «È stata una festa patronale complessa ma alla fine – ha detto – non abbiamo riscontrato grosse criticità».

In realtà, gli agenti della Digos starebbero raccogliendo tutto il materiale relativo a quanto accaduto domenica sera, anche perché aspetti di rilievo penale sembrano sussistere: dal turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa, all’offesa ad un ministro del culto. Primi elementi che, una volta vagliati, consentiranno di stabilire se dovrà essere formalizzata l’apertura di un fascicolo d’inchiesta.

La notizia di una eventuale indagine circolata nella matinata di ieri aveva già messo in allarme i portatori, a tal proposito il responsabile della paranza di San Matteo, Raffaele Amoroso, ha detto: «Non siamo malavitosi come ci hanno descritto e non credo assolutamente che ci siano rilevanze penali rispetto a quanto accaduto. Sui fischi della gente non abbiamo alcuna responsabilità. Abbiamo fatto la classica processione e di questo non ci pentiamo, ne siamo fieri ed orgogliosi. Il Santo è nostro e l’abbiamo omaggiato come abbiamo sempre fatto. Abbiamo subito una grande mancanza di rispetto trovando le paranze nel quadriportico del Duomo e sul momento abbiamo deciso di fare di testa nostra, ma fino all’affronto delle statue dei Santi avevamo intenzione di seguire quanto imposto dal vescovo».

Ci sono però anche altre rimostranze: «Voglio anche dire che il percorso della processione concordato in Curia era un altro – ha rivelato Amoroso – Siamo stati tratti in inganno. Avevamo concordato di andare sul Lungomare come sempre e invece abbiamo trovato la strada sbarrata. Anche la processione era organizzata malissimo, senza punti per la sosta, troppo lenta nell’incedere. Le uniche cose che abbiamo fatto e che non erano concordate erano le entrare alla caserma della Finanza, che non abbiamo completato perché la paranza non ci entrava visto che quest’anno è stata allargata, e l’entrata a Palazzo di Città». Poi, riferendosi alla Curia, ha aggiunto: «Il caso l’hanno creato loro».

Non è della stessa opinione Salvatore Orilia, storico portatore di San Matteo, che ieri, amareggiato, ha riflettuto su quanto accaduto. «La processione è andata come nessuno voleva che andasse, non sono per nulla soddisfatto – ha dichiarato – Tutto si poteva evitare e se ne sarebbe dovuto parlare prima e mettere le cose in chiaro. Non è accettabile per noi trovare i Santi fuori dalla Cattedrale, cosa dobbiamo pensare che forse per la Chiesa non siamo degni di entrarci? Se non avessimo subito quest’affronto, avremmo seguito le indicazioni del vescovo».

A chi invece ha accusato i portatori di aver poggiato le statue per terra come forma di protesta, Orilia ha risposto: «I Santi sono stati poggiati per terra perché eravamo stanchi e avevamo bisogno di riposarci un attimo. Tutti abbiamo perso la bussola e non credo siano addebitabili a noi le proteste delle persone. Non abbiamo apprezzato il comportamento del vescovo che per noi non ha avuto rispetto e voglio anche precisare che non abbiamo voluto dimostrare certo vicinanza al sindaco». ©RIPRODUZIONE RISERVATA