Insediamenti in zona Asi Lambiase: norme ignorate 

«È paradossale che si rilasciano permessi e concessioni per attività improprie» Il consigliere comunale di “Salerno di tutti” chiede che venga abolito il Consorzio

Abolire il consorzio Asi. Lo chiede il consigliere Gianpaolo Lambiase alla luce delle scelte fatte dall’ente negli ultimi anni. «Non è solo la crisi dell’industria – spiega – che ha prodotto nella nostra area di sviluppo industriale il licenziamento di centinaia di operai e l’abbandono di quattro milioni di metri quadri destinati ad attività produttive. Ci sono state negli anni anche scelte irresponsabili del Comune di Salerno e del Consorzio Asi che favorendo i cambi di destinazione per usi impropri dei capannoni abbandonati e delle aree ancora libere, hanno contribuito ad accelerare il declino».
Uno degli ultimi casi segnalati dal consigliere riguarda il centro “La Fabbrica” che dovrebbe aprire i battenti di qui a qualche settimana. Un progetto commerciale dedicato al mondo del fitness e del wellness. Il centro sorgerà in piena area industriale su un’area che, come richiama direttamente il nome, ospitava inizialmente un’attività industriale. Il consigliere comunale di “Salerno di tutti” non esita a definire questa scelta una “forzatura”, soprattutto alla luce del fatto che «il Piano urbanistico comunale ha messo a disposizione in altre zone della città migliaia di metri quadrati, spesso inutilizzati, destinati all’insediamento di attività commerciali, sportive e di intrattenimento».
A giudizio di Lambiase non sarebbe possibile un simile insediamento in zona Asi perché in contrasto con quanto disciplinato dall’articolo 2 della legge regionale numero 19 del 2013. Un appunto che il consigliere ha sollevato anche in sede di Consiglio comunale (appoggiato anche da alcuni rappresentanti della maggioranza) quando si è trattato di prendere atto proprio della variante per gli insediamenti nella zona industriale che apre alla realizzazione di attività non industriali in quell’area.
«Oggi con la nuova normativa – chiarisce infatti il consigliere – che contiene refusi madornali in quanto si fa riferimento a leggi che non esistono, sono possibili anche gli insediamenti artigianali e di logistica a supporto delle imprese. La zona D4, invece, destinata a piccole industrie, artigiano, commercio, attività terziarie, è regolata da articoli che impongono limiti e individuano il tipo di attività compatibile. Tutti gli articoli fanno riferimento ad opifici da insediare, quindi ad attività produttive, che possono essere accompagnate dal terziario a servizio delle imprese». Insomma, non ci sarebbe alcun riferimento ad aprire delle attività commerciali o di altro genere come dettaglia ulteriormente sempre Lambiase. «Le attività commerciali, poste ai margini nelle stesse norme di attuazione, sono accessorie e quindi non possono essere prevalenti in un lotto industriale. Gli impianti sportivi non sono assolutamente citati». Secondo il consigliere l’esistenza di una struttura come quella denominata “La Fabbrica” sarebbe possibile solo se, in precedenza, ci fosse stata un’apposita variante urbanistica sostanziale. Naturalmente tale variante non c’è stata, però il centro esiste ed è in piena zona Asi.
«È paradossale – commenta – constatare che si rilasciano permessi di costruire e concessioni ad attività improprie in barba a norme definite, elaborate ed approvate dagli stessi enti che autorizzano i nuovi insediamenti. Bisogna prendere atto di una verità; il Consorzio Asi è ridotto ad un baraccone, che spreca soldi per pagare gettoni al suo Consiglio d’amministrazione, spreca fondi pubblici per realizzare infrastrutture e sottoservizi che non verranno mai utilizzati». Da qui la sua richiesta agli otto Comuni che fanno parte del Consorzio: chiederne l’abolizione.
Angela Caso
©RIPRODUZIONE RISERVATA