Inquirenti a caccia dei “manovratori”

Pronte le convocazioni di indagati e testimoni per verificare se ci sono altri coinvolti. E i portatori si riuniscono

Non solo i tredici indagati ma anche alcuni testimoni potrebbero essere presto sentiti in Procura per ricostruire ruoli e dinamiche dei disordini di San Matteo. Gli inquirenti vogliono accertare se oltre agli agitatori individuati grazie a fotografie e filmati vi sono altre persone che hanno partecipato alla rivolta ma non sono stati ripresi dalle telecamere e, inoltre, se qualcuno ha agito nell’ombra, sobillando i portatori e offrendo sponda a una processione fuori dalle regole. Gli avvisi con le convocazioni per gli interrogatori e le audizioni “a sommarie informazioni” sono già in partenza e le notifiche dovrebbero eseguite prima della fine della settimana. Che i tempi saranno rapidi lo ha ribadito d’altronde ieri mattina il procuratore capo Corrado Lembo, a margine di un’iniziativa organizzata dall’Università nel campus di Fisciano. «La giustizia in questo caso farà ben presto, molto ben presto, il proprio corso» ha sottolineato, ribadendo il giudizio di gravità espresso sin dall’inizio sui fatti del 21 settembre: «Sono atti che dal punto di vista proprio della civiltà sono inqualificabili, ma che sono qualificabili dal punto di vista penale perché integrano il reato di turbatio sacrorum, cioè di turbamento di funzioni religiose».

Uno sviluppo, quello dell’inchiesta giudiziaria, che all’inizio i portatori delle statue non avevano messo in conto ma che adesso potrebbe costargli una pena fino a tre anni, se al turbamento della cerimonia si affianca il concorso di violenza o minaccia alle persone. Ieri sera alcuni di loro si sono di nuovo riuniti, dopo l’incontro che portò nei giorni scorsi alla lettera di scuse alla città e di difesa delle tradizione, e non è escluso che nelle prossime ore possano diramare un nuovo documento in cui provare a chiarire la vicenda esprimendo una linea comune. Molti di loro sfileranno nei prossimi giorni davanti al sostituto procuratore Francesca Fittipaldi, che conduce l’inchiesta, e saranno chiamati a ricostruire sia i momenti della processione che gli eventi che l’hanno preceduta, con un livello di tensione salito di giorno in giorno nonostante le dichiarazioni concilianti e gli inviti al dialogo. È stato l’arcivescovo Luigi Moretti ad allungare l’ombra di possibili condizionamenti, dichiarando a Radio Vaticana che «i portatori di stanga vivono in contesti dove ci sono pressioni e interferenze di tutti i tipi. E anche nel caso di Salerno posso dire che reali interferenze ci sono state». Su questo il procuratore per ora non si esprime, limitandosi a esprimere solidarietà «a un ministro del culto che è stato gravemente offeso».

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