IL CASO

Inno al boss, il bar-scandalo a Fisciano: è “chiuso per rinnovo”

Sbarrate le porte al locale dove si è esibito il neomelodico Pandetta

FISCIANO - Le luci spente, un silenzio che pare irreale. Ogni cosa è intatta, come fosse avvolta nell'ovatta. Fisciano, domenica mattina: la colonnina di mercurio di un totem stradale segna sei gradi. Le nuvole sul Pizzo San Michele, il monte che domina la Valle dell’Irno, non promettono nulla di buono e, quando andranno via, lasceranno spazio al bianco manto di neve. Sembra una giornata come le altre, una domenica “lenta” come al solito. Davanti al bar Black and White, però, è tutto cambiato. Non c'è nessuno, saracinesche abbassate e dehors sbarrato. Il distributore automatico delle sigarette attivo, sui muri le locandine di alcuni eventi in programma nella zona. C’è un elemento, un dettaglio, che cattura l'occhio: proprio davanti alla porta d’ingresso del locale è attaccato un foglio di carta, dimensione A4, uscito qualche ora prima da una stampante. Proprio come quelli incollati sulle mensole del locale che invita i clienti a “munirsi di scontrino prima di consumare al banco”. “Informiamo la gentile clientela che il bar resterà chiuso dal 30 dicembre al 3 gennaio per il rinnovo dei locali. Saluti”, il messaggio. La realtà, però, è diversa. E quelle parole impresse con l'inchiostro nero sono la “giustificazione” utilizzata dai titolari per “nascondere” la chiusura dell'attività commerciale per 15 giorni decretata dal questore di Salerno, Maurizio Ficarra, dopo lo show scandalo di Vincenzo “Niko” Pandetta, il cantante neomelodico catanese - già condannato a 6 anni di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti - che alla vigilia di Natale, proprio davanti quell'attività commerciale, ha fatto tappa con il suo “canta-boss”, lanciando messaggi di sostegno ai detenuti ristretti al regime del carcere duro e dedicando la sua esibizione - come appurato dalle indagini dei carabinieri della Compagnia di Mercato San Severino guidati dal maggiore Alessandro Cisternino - ad Angelo Genovese, rampollo dell'omonimo clan egemone nella zona, detenuto dallo scorso agosto dopo un agguato effettuato ai danni di un 44enne a Baronissi.

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