Inglesi bocciano la Costa d'Amalfi «Rischia di franare come Sarno»

Dissesto idrogeologico da record. I dati allarmanti in un reportage pubblicato dal quotidiano britannico “The Guardian”. Andrebbero ricostituiti i vecchi terrazzamenti ma l’impresa adesso appare molto complessa

Fanno parte di quel patrimonio ambientale e paesaggistico tutelato dall’Unesco, ma poco o niente si è fatto per salvaguardarli. Così i caratteristici terrazzamenti, dove veniva coltivato il caratteristico sfusato amalfitano, rischiano seriamente di scomparire. Troppe spese e, soprattutto, pochi ricavi stanno man mano inducendo gli ultimi custodi di queste vere e proprie architetture agricole ad abbandonare la loro coltivazione. E, così, anche la natura si ribella al progresso e la Costiera diventa sempre più fragile dal punto di vista del dissesto idrogeologico.

Già, perché i terrazzamenti, oltre ad avere un aspetto paesaggistico unico nel loro genere, addolcendo la caduta verticale delle montagne che degradano verso il mare, svolgono pure un ruolo vitale nel delicato equilibrio geologico della Divina. Sono, difatti, una sorta di “ammortizzatori” ed evitano che possano verificarsi smottamenti molto più imponenti di quelli che, generalmente, avvengono nel corso dell’autunno e delle stagioni piovose. Ad accorgersi del pericolo, già segnalato da diversi anni, senza che nessuno abbia mai preso seri provvedimenti, adesso sono anche dall’estero.

Il giornale inglese The Guardian, in una dettagliata inchiesta su quello che era “l’oro giallo” della Costiera, del cronista John Hooper, ha evidenziato questa contraddizione dal tipico sapore italico. E, addirittura, ha rimarcato come l’abbandono dei terrazzamenti possa mettere a serio rischio l’intero comprensorio amalfitano, preconizzando un disastro ambientale simile alla catastrofica alluvione che avvenne a Sarno il 5 maggio del 1998, che costò la vita a 160 persone. Troppe similitudini, rileva il giornale inglese, perché non possa suonare il campanello d’allarme. «Con le sue ripide scogliere – viene precisato nel reportage - la costa è soggetta a frane. Le radici degli alberi di limone aiutano a stabilizzare il terreno, ed i muri a secco delle terrazze svolgono un ruolo cruciale».

E, dunque, senza questa barriera la furia della natura può sfogarsi liberamente, non trovando alcun ostacolo. Proprio la mancanza dei limoneti e dei terrazzamenti è la circostanza che, più di tutte, avvicina significativamente la condizione attuale della Divina alla situazione che si verificò a Sarno. «Ci sono alcune somiglianze – è puntualizzato nell’articolo dal geologo Tozzi - tra la Costiera e Sarno. Anche là i boschi secolari erano stati sostituiti da alberi di nocciolo con radici poco profonde». Insomma il pericolo è serio e, a questo punto bisognerebbe correre ai ripari e, in particolar modo, far sì che anche le nuove generazioni continuino a coltivare i terrazzamenti. Ma l’impresa oltre che ardua sta diventando pure antieconomica. 

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