errori della giustizia

Ingiusta detentezione Della Rocca sarà risarcito

Sessanta giorni di arresti domiciliari per una rapina che non aveva commesso. Luca Della Rocca li ricorda come un incubo, anche perché lui - incensurato - in quella storia non c'entrava nulla. E si è...

Sessanta giorni di arresti domiciliari per una rapina che non aveva commesso. Luca Della Rocca li ricorda come un incubo, anche perché lui - incensurato - in quella storia non c'entrava nulla. E si è trovato coinvolto per il più banale degli scambi di persona. Ora i giudici gli hanno riconosciuto il diritto al risarcimento del danno per ingiusta detenzione, chiudendo così una vicenda in cui la svolta è arrivata esattamente un anno fa, quando è stato identificato il vero autore del colpo (il collaboratore di giustizia Dario Iannone).

Così, finalmente, il quarantenne del quartiere Italia è stato scagionato. L’incubo era iniziato il 24 giugno del 2014, quando un rapinatore armato di pistola aveva tentato il colpo nella gioielleria Margherita di via Posidonia, a Pastena. La rapina era fallita, ma le telecamere della videosorveglianza lo avevano ripreso mentre raggiungeva un'auto per la fuga. Quella stessa sera i poliziotti bussarono alla porta di Della Rocca, in via Angrisani. A portarli da lui era stata una foto su Facebook: gli agenti l'avevano trovata cercando tra i contatti del titolare della vettura ripresa dalle telecamere. E l'avevano mostrata, insieme ad altre, agli orefici. E loro non avevano avuto dubbi, indicando in quel giovanotto in occhiali da sole il colpevole. In realtà i due erano solo vecchi conoscenti e nel corso delle indagini è venuto fuori come anche l'automobilista fosse innocente. Perché nella fuga Iannone era salito sulla prima auto disponibile e aveva obbligato il conducente a partire. «Sono stati due mesi d'inferno - racconta Della Rocca, che per la causa di ingiusta detenzione si è rivolto all'avvocato Agostino Allegro - Non riuscivo a dormire, mangiavo pochissimo, sono caduto in uno stato depressivo che poi mi ha costretto a chiedere aiuto a uno psicologo».

Il peso del sospetto lo sentiva come un macigno: «Non potevo credere - aggiunge - che mi ritenessero colpevole. Io ho sempre lavorato, faccio anche le terapie a domicilio, entro nelle case della gente». A sgomberare il campo dai dubbi è stata una relazione del Ris, che ha escluso "fermamente" la compatibilità tra Luca Della Rocca e l'uomo ripreso dalle telecamere. E ora per quell'errore lo Stato deve pagare.

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