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Ingiurie al medico che avevano visitato la madre: condannato

Cinque mesi anche per i danni al Pronto soccorso del "Ruggi"

SALERNO. Sono passati quasi sette anni da quando un giovane della zona orientale provocò il caos al Pronto soccorso del Ruggi, inveendo contro i medici e rendendo inservibile con calci e pugni la porta d’ingresso ai locali dell’emergenza. Per lui è arrivata adesso una sentenza di condanna, per i reati di danneggiamento e oltraggio a pubblico ufficiale. I giudici della seconda sezione penale hanno disposto una pena di cinque mesi, sospendendo l’esecuzione ma riconoscendo al medico che si era costituito parte civile il diritto al risarcimento del danno.

L’episodio risale al 26 agosto del 2009, quando M.D.S. (che all’epoca non aveva ancora vent’anni) accompagnò in ospedale la madre che da giorni soffriva di violenti dolori. Pare che si fosse rivolta ai medici del Pronto soccorso già ai primi sintomi, ma per due volte era stata rimandata a casa con la prescrizione di una terapia. I dolori però non erano passati, e quando il medico ipotizzò una nuova dimissione il giovane diede in escandescenza. Prima le urla e le offese («Ruba stipendi, incapaci» alcune delle ingiurie rivolte al chirurgo che aveva visitato la madre) poi quei colpi contro la porta d’accesso al Pronto soccorso, che in conseguenza degli urti uscì dai binari per lo scorrimento e divenne di fatto inservibile. Il medico presentò denuncia, rivolgendosi agli avvocati Laura Ceccarelli e Carmine Iannuzzi per la costituzione di parte civile, e ora il Tribunale ha accolto la richiesta di pena formulata dal pubblico ministero emettendo la sentenza di condanna. Ma sono molti anche i casi analoghi che non finiscono nelle aule di giustizia, perché non sempre il personale sanitario sporge denuncia. La tensione però è alta, soprattutto in Pronto soccorso e in particolar modo nei periodi di ferie, quando le unità in organico sono ridotte all’osso e i tempi di attesa si allungano. Lo testimoniano i cartelli che in ospedale sono affissi un po’ ovunque, per ricordare ad ammalati e familiari che aggredire medici e infermieri costituisce reato. Un promemoria che sarebbe superfluo, se non fosse che gli alterchi sono all’ordine del giorno e i “camici bianchi” si sentono nel mirino. Tanto più da quando le indagini della Guardia di Finanza hanno alzato il sipario sul fenomeno dell’assenteismo.

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