MALASANITA'

Infarto a 98 anni, letto solo a Piedimonte

L’odissea di Calogera: 41 ore in barella in pronto soccorso a Battipaglia, zero posti in provincia. Poi la disponibilità a Caserta

BATTIPAGLIA - Centocinquantaquattro chilometri per provare a sopravvivere. Alla veneranda età di 98 anni e con un infarto in corso, una coronaria ostruita ed una polmonite. È l’odissea di Calogera, classe ’24, arzilla nonnina di Battipaglia costretta a curarsi all’ospedale “Ave Gratia Plena” di Piedimonte Matese, nel Casertano, perché nel Salernitano non c’è un posto per lei. E il primo letto in Campania viene fuori solo dopo 41 ore passate in Pronto soccorso, distesa – parola dei suoi cari – su una barella adagiata in una sorta di stanzino di servizio senz’alcun apparecchio: soltanto un armadio con dei medicinali. «Non ha neppure mangiato», soggiunge il nipote. Nella vicina Cardiologia “cuore” del Dea, a Eboli, non c’è posto per lei, nel Salernitano neppure. In tutta la Campania? Solo un giorno e mezzo dopo. Ad un’ora e 50 minuti d’ambulanza. «È l’infausto destino dei nostri cari – tuona il nipote, l’avvocato Dario De Rosa – che al compimento dei 65 anni vengono considerati cittadini di serie B. È inaccettabile. Ancor di più in una città di 50mila abitanti nella quale, nell’indifferenza di tutti, il reparto di Cardiologia è stato disattivato».

Sos Cardiologia. La città è Battipaglia, cosiddetta capofila della Piana. Un comune per cuori forti: quelli deboli sono spacciati. A luglio il direttore generale d’antan dell’Asl di Salerno, Mario Iervolino, dispose il blocco dei ricoveri tra le pareti del reparto di Cardiologia – guidato dal primario Luigi Tedesco – dell’ospedale “Santa Maria della Speranza”. «Sospensione temporanea»: questa l’espressione – invecchiata decisamente male – del 19 luglio. Singolare la motivazione: mancavano gli infermieri per il reparto di Pediatria – epicentro del cosiddetto Polo nascite mai nato della Piana – e allora si pensò di dirottare (anche) lì quelli in servizio nelle corsie del cuore. Tanto, si disse, la Cardiologia di Battipaglia è uno spoke (dall’inglese: un raggio), mentre quella di Eboli è un hub (dall’inglese: un mozzo). E il piano per far sì che la ruota girasse era che i dottori del cuore battipagliesi – all’osso, pure loro – s’occupassero di consulenze per il pronto soccorso e i più disparati reparti del presidio e sovrintendessero alla «stabilizzazione clinica – testuale – propedeutica al trasferimento al presidio di Eboli».

La quaresima di Calogera. Solo che poi arriva un 19 dicembre qualsiasi. E alle 20,45 d’un lunedì d’Avvento comincia la quaresima di nonna Calogera, che all’improvviso perde l’uso della parola. I familiari, terrorizzati, chiamano il 118: i sanitari trasportano l’anziana all’ospedale di Battipaglia. La prima diagnosi riferisce d’un edema polmonare: «L’hanno adagiata – riferisce De Rosa – su una barella in una specie di stanza in pronto soccorso, senza macchinari. Solo un armadietto con i farmaci. Non ha neppure mangiato finché è rimasta lì. Ed è stata stabilizzata ». L’indomani, all’esito di più approfonditi esami, il nuovo responso: «Ci hanno riferito – soggiunge l’avvocato – che gli enzimi erano alle stelle e che stava per avere un infarto». Sindrome rallentata dall’età della donna e da un organismo che, quindi, viaggia assai più lentamente. «I medici, però, hanno detto che andava urgentemente disposto il ricovero in Cardiologia».

«Non c’è posto». Impossibile a Battipaglia. E allora, senza sottoporre la donna ad una coronarografia (vista l’età avanzata), i medici di via Fiorignano chiamano i “cugini” del “Maria Santissima Addolorata” di Eboli, ospedale- cuore per le malattie del cuore del Dea diretto da Nicoletta Voza. Cercasi letto disperatamente. «Da lì – racconta De Rosa – inizialmente hanno chiesto se era stata eseguita la coronarografia: i medici di Battipaglia hanno risposto di no, visti i 98 anni. La replica? Non c’è posto». Mica solo a Eboli: «nisba» è la risposta d’ogni singola cardiologia salernitana. E campana. «Il primo posto – soggiunge il legale battipagliese – s’è liberato solo nel Lazio». Di regione in regione. A 98 anni. Allora dopo la seconda notte in pronto soccorso, fotocopia della prima, i medici continuano a cercare. «Grazie ad una dottoressa – soggiunge De Rosa – abbiamo trovato disponibilità a Piedimonte Matese ». Solo alle 13,30 del mercoledì nonna Calogera parte: un’ora e 50 minuti in ambulanza per poter curarsi nel Casertano. La diagnosi? Principio d’infarto, coronaria occlusa e polmonite. Per la polmonite c’è cura, ma il cuore d’una donna di quell’età è intoccabile: i medici non sono fiduciosi. «Eppure la nostra Cardiologia – chiosa il legale – è così grande: non sarebbe utile un reparto funzionale al 100%? Promuoverò una raccolta firme affinché l’amministrazione faccia riattivare il nostro reparto. Può accadere a chiunque. E un anziano non è un cittadino di serie B».

Allarme 50%. Dai primi conteggi, da luglio ad ora solo il 50 per cento dei pazienti arrivati al “Santa Maria della Speranza” – che serve pure i Picentini – con necessità d’un ricovero in un reparto cardiologico avrebbe poi trovato posto ad Eboli: la restante metà sarebbe stata dirottata in altri ospedali salernitani o campani o avrebbe firmato le dimissioni per raggiungere sua sponte diversi presidi. Sanità, Anno Domini 2022: chissà come se la immaginavano nel 1924.