«Indispensabile una rete che coinvolga Asl e privati»

La sindacalista della Cgil, Margaret Cittadino: «La Campania deve adeguarsi Da noi quattro anni in meno di aspettativa di vita rispetto al centro nord»

SALERNO. Una sola seduta operatoria settimanale, l’assenza di posti letto dedicati, la carenza di personale, sono il tallone d’Achille di un centro, la Breast Unit del Ruggi, che ha salvato centinaia di vite e che ha saputo diagnosticare tempestivamente tumori mammari. «Invece di salguardare l’eccellenza, si tenta di boicottarla – denuncia la sindacalista della Cgil Margaret Cittadino – O di barattare la creazione di un reparto dedicato con la soppressione di un ambulatorio che invece è fondamentale per le donne. E quando parliamo di donne, parliamo di interi nuclei familiari che soffrono e combattono con loro». Il nuovo atto aziendale, infatti, prevede la Breast come Unità semplice dipartimentale dotata di propri posti letto, «ma quello che le pazienti stanno tentando di far capire ai vertici dell’Azienda ospedaliera universitaria, e più in generale a tutta la città, è che non può esistere un reparto senza un ambulatorio, che è già stato depauperato di una funzione fondamentale: la gestione del servizio prenotazioni». Fino a fine agosto, chi voleva sottoporsi a un controllo, contattava direttamente la Breast, dove le operatrici, esaminando il caso, ne decidevano la priorità, contando sull’esperienza. Dal primo settembre, invece, le prenotazioni sono in carico al Cup e finiscono nel calderone di liste d’attesa che possono essere anche molto lunghe.

«Esiste il decreto 98 del 20 settembre 2016 che obbliga la regione Campania a dotarsi di una rete oncologica in particolare per quattro tumori sentinella: al seno, alla cervice, al colon ed al retto – incalza Cittadino – Questo significa che entro sessanta giorni Ruggi e Asl, compresi i centri privati accreditati, avrebbero dovuto operare in sinergia per smaltire i tempi d’attesa e garantire la migliore assistenza. Così non è stato e si continua a speculare sulla pelle dei pazienti, sia attraverso il ricatto monetario seppure pienamente legale dell’intra moenia, sia attraverso i centri privati, che nonostante siano accreditati, dietro pagamento, garantiscono una soluzione più veloce al problema, che invece spesso si rivela inadeguata, perché un carcinoma non si riduce solo alla sala operatoria, ma prevede un percorso di assistenza molto più articolato». I dati sono allarmanti: sono stati 600-650 gli interventi chirurgici effettuati nel 2013, saliti a 900 nel 2014, ma a fronte di tale crescita sono state ridotte le sedute di sala operatoria per gli interventi al seno. «In Campania, e Salerno non fa eccezione, c’è una prospettiva di quattro anni di vita in meno rispetto al centro nord per le patologie tumorali – denuncia l’esponente della Cgil – E questo non perché da noi non ci siano bravi professionisti, ma perché scontiamo tante storture, a partire ad esempio dalla celerità nella diagnosi. Questo riguarda in particolare le donne socialmente svantaggiate, che per non pagare 150 euro di ticket, molto spesso rimandano gli accertamenti o vi rinunciano. Anche per questo, da tempo ormai, chiediamo che il versamento dell’imposta sia successivo alla diagnosi, in modo da incentivare chi non ha possibilità economiche a non rinunciare ai controlli».

Da protocollo la prevenzione del tumore del seno deve cominciare a partire dai 20 anni con l’autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese. È indispensabile, poi, proseguire con controlli annuali del seno eseguiti dal ginecologo o da uno specialista senologo affiancati alla mammografia biennale dopo i 40 anni o all’ecografia. «La Cgil ha sottoposto più volte il caso della Breast all’attenzione del direttore Cantone. Ora ci aspettiamo una risposta», conclude la sindacalista. Intanto oggi pomeriggio alle 16.30, il manager incontrerà una delegazione delle pazienti del centro. «La speranza è che ci ascolti e che tenga in vita l’ambulatorio – confessa Lidia Avossa – Noi non ci fermiamo». E il 4 febbraio (alle 20.30 al centro sociale di Pastena) le pazienti si trasformeranno in attrici per mettere in scena “Ditegli sempre di sì” di Eduardo di Filippo. Il ricavato della serata sarà devoluto all’associazione Angela Serra.(b.c.)

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