Indigenza da record In sei anni i pacchi aumentati del 500%

Nel 2010 il sussidio alimentare giungeva a 60 famiglie Oggi toccano quota 370 e il numero è destinato a salire

Una grave emergenza collettiva affiora dai dati sulla distribuzione dei pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà: negli ultimi anni si è assistito a un aumento esponenziale dei beneficiari (ad oggi quasi 400 nuclei familiari), indice questo di una povertà dilagante a fronte delle esigue risorse statali erogate a favore di associazioni ed enti che si occupano di politiche sociali. I numeri parlano chiaro e arrivano direttamente dagli elenchi dell’associazione socioculturale “Agorà – Banco Alimentare Solidale”.

Dal 2010 al 2016 si è passati da 60 a circa 200 (nel 2012) e oltre 370 (oggi) famiglie indigenti, tra comunitari ed extracomunitari, che mensilmente vengono aiutate tramite la fornitura di beni alimentari di prima necessità. Un aumento del 500% per un indotto totale di almeno 1600-1700 persone, e le richieste di aiuto sono ogni giorno più numerose. Ci sono le famiglie di stranieri ma anche tanti cavesi. Insomma: l’altra faccia della medaglia in una città dove le famiglie agiate non sono poche. La misura del fenomeno viene fornita proprio dai dati di “Agorà” che attraverso il filtro dei servizi sociali e delle parrocchie (da Pregiato all’Annunziata, da San Pietro a Sant’Arcangelo, fino a San Cesareo) opera su tutto il territorio cittadino. «Sono numeri preoccupanti – conferma Antonio Ventre, responsabile del banco alimentare di “Agorà” –, la povertà si sente sempre di più. Basta guardare le tante attività commerciali che hanno chiuso i battenti. Il povero oggi è chi prima aveva un lavoro e oggi non ce l’ha più, chi ha i bambini a casa e ha un mutuo sulle spalle. C’è poi il 30% di assistiti che sono anziani in pensione che magari hanno a carico i figli o, in alcuni casi, i nipoti». Le percentuali assumono un peso ancora maggiore se si considera il fatto che si è assistito negli anni anche ad un ridimensionamento dell’aspetto negativo del pacco alimentare grazie ai maggiori controlli sulle reali esigenze dei beneficiari.

I beni alimentari vengono oggi destinati solo a famiglie con un reddito che va da zero a un massimo di 3000 euro annuali se ci sono figli a carico.

«Abbiamo messo fine alla guerra fra poveri – specifica il responsabile di “Agorà” –. Il beneficiario che viene a ritirare il pacco con il Suv, prodotti scaduti, o pacchi abbandonati nei cassonetti: sono oggi leggende metropolitane. I nostri controlli solo accurati perché non fanno testo solo i certificati Isee, ma soprattutto la conoscenza diretta dei bisognosi operata dai nostri volontari. Andiamo a casa loro, testiamo in che condizioni vivono».

Per fortuna c’è l’aiuto dell’amministrazione. Nei mesi scorsi infatti diversi sono stati i tavoli di concertazione previsti dall’assessorato alle politiche sociali insieme alle associazioni competenti. «È un importante passo avanti – conclude Ventre –, un discorso collaborativo di questo genere non era stato mai aperto prima e nonostante i fondi siano quelli che sono si cerca di fare il possibile per fornire almeno l’indispensabile».

Intanto, sulla questione dei pacchi alimentari destinati alle 124 famiglie di Pregiato arrivano le precisazioni dell’assessore ai servizi sociali Autilia Avagliano. «Nessun disguido – spiega –, i termini della convenzione erano chiari. Non era fissata nessuna cadenza fissa. La parrocchia di “San Nicola di Bari e Giusppe” ha preferito distribuire i generi alimentari subito piuttosto che frazionarli mensilmente. Sono nuclei di quattro persone destinatarie di una quantità di pasta, olio e pelati abbondante che non sarebbero potuti essere consumati in un solo mese».

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