«Indennizzi anche agli allevatori privati»

Iannuzzi, presidente della Comunità del Parco: «Male interpretata una direttiva dell’Unione europea»

VALLO DELLA LUCANIA. Agricoltori e allevatori in ginocchio nel Parco del Cilento. Per colpa dei cinghiali e dei cervi che devastano ogni giorno decine di coltivazioni, per i lupi che azzannano pecore e mucche in alta montagna e per il ministero dell’ambiente che si rifiuta di indennizzare agricoltori e allevatori che non sono “professionisti”.

L’sos questa volta arriva direttamente dal presidente della Comunità del Parco, Salvatore Iannuzzi, che ha inviato una nota al vetriolo al ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti, e per conoscenza al presidente del consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, e al ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina. «I danni dei cinghiali e di altri animali selvatici – tuona Iannuzzi – vanno indennizzati senza fare distinzioni di ruolo e funzione sociale. Oggi, invece, il ministero, interpretando male una direttiva dell’Unione europea, ritiene di indennizzare, al minimo, solo gli agricoltori professionisti».

Un problema serio se si pensa che nel Parco l’agricoltura è praticata principalmente da cittadini che coltivano per il solo fabbisogno familiare. «Eppure – spiega Iannuzzi – la legge italiana vigente, la 394/91, dice chiaramente che “l’Ente Parco è tenuto a indennizzare i danni provocati da fauna selvatica” senza fare alcuna distinzione tra l’indennizzo del danno da accordare al cittadino che coltiva per il fabbisogno familiare e quello da destinare all’agricoltore professionista. I cittadini presenti, a qualsiasi titolo, nei parchi possono tutti subire dei danni da fauna e in quanto tali sono tutti indennizzabili».

Iannuzzi chiede al ministro di intervenire anche per quanto riguarda gli indennizzi concessi agli agricoltori professionisti, “erogabili solo in minima parte e non a totale copertura del danno” poiché equiparati ad “aiuti di stato”. Secondo la disciplina europea, infatti, il trasferimento di risorse pubbliche a favore di imprese o produzioni altererebbe la libera concorrenza. «Una cosa assurda – tiene a precisare Iannuzzi – gli indennizzi dei danni da fauna selvatica, specie in un’area protetta, non rappresentano sicuramente un trasferimento di risorse rivolto ad alterare la libera concorrenza, bensì costituiscono un mero reintegro compensativo, un dovuto sostegno, a chi deve ripristinare una condizione compromessa da fattori esterni».

Iannuzzi annuncia battaglia. «Non si può imporre agli amministratori dei Parchi di uniformarsi a questo orientamento. Per noi i cittadini sono tutti uguali».

Vincenzo Rubano

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