Indennità illegittime Per 5 ex consiglieri c’è il pignoramento

Adesso, Falcone, Leo, Manzi e Zara nel mirino del comune Gli altri componenti dell’assise hanno già saldato il conto

Pignoramenti esecutivi per cinque ex consiglieri comunali. Dovevano restituire, come altri ventisette colleghi d’assise tra il 2003 e il 2005 (amministrazione Liguori) le indennità illecitamente percepite. Si tratta di Raffaele Adesso, Francesco Falcone, Franco Manzi, Romeo Leo e Fernando Zara. Tutti personaggi di spicco della politica battipagliese, alcuni dei quali ancora attivi. In particolare Zara che, dopo due mandati da sindaco alla fine degli anni ’90 ed aver rivestito altre cariche pubbliche, come presidente del consiglio provinciale (amministrazione Cirielli) e consigliere regionale (governatore Caldoro), sarebbe pronto a candidarsi nuovamente a sindaco con Rivoluzione Cristiana. Falcone è stato consigliere comunale durante l’amministrazione Santomauro (il consiglio comunale rigettò la causa di incompatibilità), Manzi è stato consigliere regionale e Leo è commissario cittadino dell’Udeur.

Gli altri ex consiglieri che dovevano restituire le indennità hanno rateizzato gli importi. Qualcuno ha compensato il debito con soldi che avrebbe dovuto avere dal Comune (come ex consiglieri dell’amministrazione Santomauro). Pochi - Ugo Tozzi, Vincenzo Inverso e Michele Milano - hanno pagato l’intera cifra.

Restano le cinque questioni in sospeso, per cui il Comune ha deciso di usare il pugno duro con le esecuzioni forzate. Romeo Leo deve restituire 15.141,66 euro; Franco Manzi 12.654,84 euro (ha versato 2.654,84 euro nel 2009, quindi ne restano 10mila); Raffaele Adesso 7.229,89 euro (pagati 365,28 euro, restano 6.864,61 euro); Francesco Falcone 14.699,06 euro; Fernando Zara 8.591,91 euro.

La vicenda ha inizio nel 2007, quando Matteo Messina, assessore al bilancio col sindaco Barlotti, decise di scoperchiare il calderone. Trentadue ex consiglieri comunali furono accusati di abuso d’ufficio e truffa per aver percepito illecitamente indennità tra il 2003 ed il 2005. Il pm Lo Mastro sostenne che i consiglieri avrebbero approfittato della loro funzione per ingannare l’ente. Nello specifico i consiglieri avrebbero preso il denaro senza aver svolto un numero congruo di sedute di consiglio e commissioni tali da poter giustificare i circa 455mila euro usciti dalle casse del Comune. Nel mirino della Procura finirono: Raffaele Adesso, Salvatore Anzalone, Domenico Balestrieri, Giovanni Capodanno, Antonio Carbone, Fabio Citro, Ivan Corrado, Gianfranco D’Alessandro, Antonio Dell'Aglio, Francesco Falcone, Enrico Garofano, Vincenzo Inverso, Francesco Frezzato, Alfonso La Terza, Romeo Leo, Gaetano Longobardi, Cosimo Mancino, Francesco Manzi, Angelo Marsico, Michele Milano, Antonio Mondillo, Ermanno Ostuni, Antonio Paciello, Ornella Petrone, Liberato Pumpo, Pietro Rocco, Giuseppe Sica, Sergio Somma, Ugo Tozzi, Fernando Zara, Domenico Immediata e Domenico Zottoli.

Un’accusa, quella della procura, poi sconfessata dal giudice che sancì il proscioglimento di tutti gli indagati nel 2009. Una sentenza che non annullò l’obbligo di restituzione delle indennità: circa 500 euro al mese per ogni consigliere dal 2003 al 2005.

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