Indagate tredici persone Ci sono pure ultrà granata

Nei prossimi giorni saranno convocati negli uffici giudiziari per gli interrogatori Ieri vertice tra il procuratore capo, il magistrato inquirente e il capo della Digos

Sono tredici, alcuni legati agli ambienti della tifoseria ultras della Salernitana, gli indagati per i disordini verificatisi alla processione di San Matteo. Un vertice tra il procuratore capo Corrado Lembo, il sostituto procuratore Francesca Fittipaldi e il capo della Digos, Luigi Amato, ha chiuso il cerchio nel primo pomeriggio di ieri sulle indagini inviate all’indomani della manifestazione religiosa. Ora dalla Procura stanno per partire gli avvisi di garanzia con cui gli indagati saranno convocati negli uffici giudiziari per essere interrogati. Probabile che il sostituto procuratore Fattipaldi, a cui è stata affidata l’inchiesta, voglia non solo ascoltare la loro versione dei fatti ma anche sapere se i disordini siano stati preordinati e se siano coinvolte altre persone oltre a quelle “inchiodate” da fotografie e filmati.

«Abbiamo subito chiarito certi comportamenti non sono e non saranno tollerati» ha rimarcato il procuratore Lembo, annunciando una chiusura del’inchiesta in tempi molto rapidi. Sin dall’inizio ha parlato di una «grave ferita inferta alla città» e ha evidenziato la presenza tra i facinorosi di persone già note alle forze dell’ordine. Dal materiale fotografico e dai video che sono stati reperiti dalla Digos si è stretto inizialmente il cerchio intorno ad una ventina di persone; poi, nel momento in cui l’informativa compilata dalla Digos è arrivata in Procura, sono state valutate le singole posizioni e la possibilità o meno di sostenere l’impianto accusatorio. Alla fine sono state individuate tredici persone: alcune di loro sono portatori, altri hanno piccoli precedenti per droga ed altri ancora si erano già contraddistinti per disordini in manifestazioni sportive ed in particolare in ambienti vicini alla squadra di calcio cittadina. Come evidenziato subito dalla Procura, le ipotesi di reato sono due: turbativa di manifestazione religiosa, che verosimilmente sarà contestata a tutti i tredici indagati, ed offesa a un ministro del culto, che invece potrebbe vedere sfilare qualcuno degli indiziati, quelli che hanno indirizzato verso l’arcivescoco Luigi Moretti fischi e invettive. Di certo c’è la ferma intenzione da parte della Procura – ribadita senza mezzi termini dal procuratore stesso – di dare un segnale forte a chi ha ritenuto di poter prendere in mano la processione decidendo fermate e giravolte delle statue. Se, come ipotizzato, gli avvisi di garanzia dovessero partire nella giornata di oggi, è possibile che già nel corso di questa settimana i tredici indagati siano chiamati dall’autorità giudiziaria per essere ascoltati. Solo dopo il magistrato deciderà come procedere.

Anche in Curia si attende di capire a chi siano indirizzati questi avvisi di garanzia perché – anche se non lo si dice in maniera ufficiale – è il momento di iniziare ad ipotizzare a chi e in che modo tendere la mano per ricucire uno strappo che nessuno, comunque andranno le cose, dimenticherà facilmente. Negli ambienti religiosi si spera fortemente che non siano coinvolti direttamente i portatori, ma questa ipotesi sembra essere già stata esclusa visto che fra i primi ad essere stati oggetto dell’attenzione della Digos c’erano proprio loro. Intanto vanno avanti le attività della Diocesi per riparare a quella che è stata definita una «grave profanazione» della religiosità, ieri sera si è tenuta al Duomo la prima di una serie di veglie di preghiera organizzate dai gruppi laicali per chiedere perdono per l’accaduto.

Carmen Incisivo

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