Incidenti in due partite Altri sei ultrà sotto accusa

Le gare incriminate sono quelle giocate al “Lamberti” con Siracusa e Frattese Contestato soprattutto il lancio di oggetti in campo. In arrivo nuovi Daspo

Altri sei Daspo (divieti di ingresso negli impianti sportivi) per i tifosi della Cavese. Un nuovo provvedimento è giunto ieri dal commissariato di Cava de’ Tirreni che ha indagato, in stato di libertà, altri sei sostenitori della società calcistica cittadina. Misure queste recapitate sulla scia di quanto già verificatosi dopo i fatti di due settimane fa allo stadio “Simonetta Lamberti” in occasione della semifinale play off tra Cavese e Reggio Calabria, frutto però di ulteriori indagini che riguardano partite precedenti.

In particolare le denunce sono conseguenza degli accertamenti svolti dai poliziotti con l’ausilio delle registrazione delle telecamere di videosorveglianza sugli incidenti avvenuti nel corso degli incontri del 24 aprile (Cavese-Siracusa) e dell’8 maggio (Cavese-Frattese). Tre dei sei tifosi (si tratta di M. A., di 35 anni; di P. A. di 18 anni e di C. P. di 29 anni), infatti, sono ritenuti responsabili del lancio pericoloso di oggetti e fumogeni in campo nel corso di Cavese – Siracusa. Altri due (G. M. di 21 anni e A. S. di 39 anni) dovranno rispondere per lo scavalcamento della recinzione e l’invasione del rettangolo di gioco e, infine, M. D. di 25 anni è accusato di lancio di fumogeni in occasione del match tra Cavese e Frattese. Già annunciata per tutti e sei l’emanazione dei conseguenti provvedimenti di divieto di partecipazione alle manifestazione sportive che vanno ad aggiungersi agli otto già confermati per i tifosi identificati nel corso delle indagini sulla guerriglia scatenatasi al “Lamberti” sotto la Curva Nord occupata dai tifosi regini lo scorso 15 maggio. Intanto proprio in merito a quanto verificatosi prima del fischio d’inizio della semifinale playoff tra Cavese e Reggio Calabria, i supporter metelliani hanno diffuso ieri un manifesto per far sentire la loro voce. «Non vogliamo nasconderci o giustificarci – scrivono –. Otto ragazzi hanno pagato con l’arresto e il Daspo senza menzionare minimamente chi in questa storia ha avuto la sua parte di responsabilità. Teniamo a difenderci da un’accusa infamante che non accettiamo scaturita dalla deposizione di uno steward il quale ha dichiarato di essere stato aggredito e minacciato con un coltello. Su questo non transigiamo! Chi ci conosce sa che armi con il coltello non fanno, e mai hanno fatto parte, del nostro modo di essere, prima come uomini e poi come Ultrà. Per questo ribadiamo a chi ci giudica la più totale falsità di questo e qualsiasi altro gesto del genere che ci vuole essere imputato».

In chiusura del manifesto gli ultrà si sono poi rivolti direttamente ai cittadini. «Non ci aspettavamo elogi e ci prendiamo le critiche – si legge ancora – ma è bene non dimenticarsi di tutto quello che la Curva Sud “Catello Mari” ha fatto di buono negli anni per la squadra e nel sociale. Siamo gli stessi che hanno costruito un pozzo in Kenya, che hanno portato generi di prima necessità agli alluvionati del Modenese e Ferrarese, di Genova o ai terremotati dell’Aquila. Non meritiamo di essere etichettati come “male della Cavese” e “vergogna della città”». Il clima è teso.

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