Incidente mortale, scoppia la polemica 

Liberate le salme dei due stranieri travolti a Battipaglia. I residenti di Serroni Alto chiedono la realizzazione di marciapiedi

BATTIPAGLIA. Non è domenica. A Serroni Alto, nella periferia battipagliese, il giorno dopo il sabato del tragico incidente è il tempo del dolore e della rabbia. È il giorno delle vite spezzate, dei sogni infranti sull’asfalto al pari di quei due corpi inerti, stramazzati al suolo dopo l’incidente mortale.
L’autopsia. Quelle due salme, ieri mattina, erano nella sala mortuaria dell’ospedale “Santa Maria della Speranza”, a Battipaglia: c’erano i corpi di Janos Szabo, “Giovanni”, il rumeno di 42 anni, e di Singh Nachhattar, il cinquantenne indiano con il volto dilaniato e fratture agli arti e al bacino ed emorragie interne d’ogni tipo. Su mandato del pm Farina, il medico legale Giuseppe Consalvo si è occupato dell’esame autoptico esterno: in obitorio c’era pure la moglie del rumeno, distrutta per l’accaduto. Gli inquirenti hanno ricevuto una telefonata dai funzionari del Consolato della Romania, che ha raccolto informazioni sull’uomo. Dopo l’autopsia, le salme sono state liberate. La famiglia di Singh ha richiesto la cremazione, come prevede la religione hindu, ma prima dovrà arrivare l’autorizzazione dalla Procura. La moglie di Janos, invece, provvederà all’organizzazione di un rito funebre in onore del marito.
Vite ai margini. Vivevano a via Serroni alto, nella prima traversa di Montecorvino Rovella, subito dopo via Foggia, le due vittime della strada. E lavoravano insieme in un’azienda agricola e avicola di Serroni. Da pochi giorni la moglie di Singh era arrivata a Battipaglia, e lui aveva chiesto il ricongiungimento familiare, che aspettava con ansia. Un’attesa vana. Quella strada la percorrevano tutti i giorni: «Due ragazzi bravissimi», dice Salvatore Voccia, un residente di Serroni Alto, che racconta che «spesso si fermavano al circoletto, bevevano una birretta dopo una giornata di lavoro e poi tornavano a casa». Stavano tornando a casa pure sabato sera, prima di perdere la vita.
L’inchiesta. Alla guida della Volkswagen Polo che li ha investiti c’era Emma Fierro, che sabato sera è stata dimessa dall’ospedale. Agli amici dice di essere molto addolorata. È ancora in ospedale, invece, ma non è in pericolo R. R., la trentaquattrenne italo-tedesca a bordo della Toyota Yaris colpita dalla Polo. «Un impatto successivo all’investimento», hanno raccontato due testimoni oculari agli agenti della Polizia municipale, guidati dal comandante Gerardo Iuliano. Le due ricostruzioni sono identiche: a velocità sostenuta, la Polo avrebbe investito i due extracomunitari, colpito la Yaris e si sarebbe fermata qualche centinaio di metri avanti. Nella Yaris c’era pure il figlio della trentaquattrenne, ma il bimbo, per fortuna, sta bene. I vigili urbani stileranno la notizia di reato, allegando le testimonianze, ma sarà il magistrato a decidere se è omicidio colposo o stradale. Nel sangue della donna, comunque, non c’era traccia di alcool né di droga.
Il progetto c’era. E intanto esplode la furia del quartiere. «Con il marciapiede, oggi non avremmo pianto queste due morti»: parla così Giuseppe Provenza, ex assessore ai lavori pubblici che vive a Serroni Alto. «Nel 2016 avevo fatto predisporre il progetto di un cordolo rialzato, largo tra gli 80 e i 120 centimetri, che avrebbe coperto la distanza tra il ponte e l’asilo e sarebbe costato 27mila euro». Il disegno, redatto dall’architetto comunale Modesto Lembo, era pronto, ma poi «è stato boicottato». Con il rammarico dei residenti: «Mio figlio - dice Voccia - ogni giorno fa quella strada a piedi per arrivare in centro; io ho mandato delle foto al Comune, mostrando che le auto sfiorano i pedoni, e abbiamo fatto raccolte firme e proteste, ma la sindaca, che quel marciapiede l’aveva promesso, s’è presa i voti e poi ha isolato migliaia di anime».
Carmine Landi
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