Incentivi a pioggia, in 5 devono risarcire 

La Conte dei conti ha sanzionato tre ex assessori e due dirigenti comunali: «Sperpero di soldi per una gestione clientelare»

Danno erariale nei confronti del Comune di Scafati per i “progetti obiettivo” del 2010, condanne per cinque persone tra funzionari ed ex amministratori dell’ente. Gli assessori Giacinto Grandito, Stefano Cirillo e Giancarlo Fele dovranno versare ciascuno 10mila euro. Diversa la posizione delle due dirigenti coinvolte, Maria Gabriella Camera e Maddalena Di Somma, che dovranno sborsare rispettivamente 2.500 e 10mila euro. I magistrati della Corte dei Conti regionale (presidente Michael Sciascia, consigliere Romeo Ermenegildo Palma, primo referendario Cosmo Sciancalepore), hanno invece accolto l’eccezione di prescrizione e rigettato le richieste della Procura contabile per l’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, la funzionaria Laura Aiello, gli ex assessori Pasquale Coppola, Sabato Cozzolino e Guglielmo D’Aniello, e i tecnici Andrea Matrone, Immacolata Di Saia, Carmine Arpaia, Giacomo Cacchione, Alfredo D’Ambruoso, Nicola Fienga, Anna Sorrentino, Antonio Ariano, Emilio Gallo, Vincenzo Sicignano, Luigi Silvestri e Alberto Virtù per i quali è disposta la compensazione delle spese processuali.
La Procura contabile aveva chiamato in giudizio ex amministratori, dipendenti e revisori dell’Ente per vederli condannare al pagamento, in favore del Comune, della somma complessiva di 642.160 euro, relativa al parere favorevole della delibera di Giunta per la costituzione del fondo incentivante numero 233 del 20 ottobre 2010. Il danno erariale sarebbe derivato dalla illegittima erogazione a dipendenti comunali di compensi incentivanti. L’inchiesta sull’utilizzo dei fondi pubblici era partita dopo una lunga attività investigativa dei militari della Guardia di Finanza di Scafati che, su delega della Procura di Nocera, ha portato il tutto all’attenzione dei giudici contabili nel 2014. Ora è arrivata la sentenza della Corte dei Conti, che condanna cinque persone al pagamento delle somme erogate.
Nelle motivazioni della sentenza si legge che «le risorse incentivanti sono servite non a premiare un incremento dei servizi offerti dall’ente alla cittadinanza ma a incrementare, illegittimamente e immotivatamente, la retribuzione dei percettori». Alla necessaria selettività, sempre secondo i magistrati, è stata preferita «una ripartizione degli incentivi a pioggia». I compensi incentivanti avrebbero, in realtà, remunerato prestazioni rientranti nelle ordinarie competenze degli uffici del Municipio scafatese. Secondo la ricostruzione della Finanza, le attività remunerate sarebbero peraltro state svolte fuori dall’ordinario orario di lavoro e senza adeguate forme di controllo delle presenze. Dunque, i compensi incentivanti sarebbero stati erogati per finalità diverse da quelle consentite, in assenza di una corretta elaborazione dei risultati da conseguire e del personale da coinvolgere e in assenza di un’adeguata verifica dei risultati raggiunti. Una vicenda che portato i giudici a definire ciò che è accaduto come «un uso distorto delle risorse finanziarie dell’Ente e uno sperpero di denaro pubblico realizzato al solo fine di instaurare e mantenere una gestione clientelare, senza alcun vantaggio per l’ente, con corrispondente danno erariale».
Per tutti, eccezion fatta per i revisori contabili, la Procura ha ravvisato una responsabilità a titolo di colpa grave e in via sussidiaria, ed è stata contestata anche «una responsabilità per dolo, perché i progetti obiettivo finanziati e remunerati sarebbero stati fittiziamente creati per incrementare illegittimamente la retribuzione dei dipendenti».
Domenico Gramazio
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