Inceneritore, inchiesta sui suoli

Denuncia della Provincia: il commissario De Luca li avrebbe pagati 4 milioni più del dovuto

Strade e terreni vincolati pagati al prezzo di aree edificabili, piante che si moltiplicano fino a decuplicarsi, manufatti vetusti considerati come nuovi: c’è questo e altro nel nuovo fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura sull’iter per il termovalorizzatore di Salerno. Un’indagine che prende il via da una denuncia presentata dall’Amministrazione provinciale, secondo cui il sindaco Vincenzo De Luca (nella vecchia veste di commissario governativo per la realizzazione dell’impianto) avrebbe sopravvalutato il valore delle aree da espropriare. Palazzo Sant’Agostino, a cui a inizio 2010 sono passate le competenze sul ciclo dei rifiuti, ha rifatto i conti e ha calcolato che la differenza tra il dovuto e il concordato sfiorerebbe i 4 milioni e mezzo di euro. Quattro milioni e 459mila, per la precisione, in parte già versati e per i quali l’ente ha proceduto in autotutela bloccando il pagamento dei saldi e rideterminando gli importi. Ma non basta. Il presidente Antonio Iannone e l’assessore all’ambiente Adriano Bellacosa hanno firmato un esposto indirizzato sia al procuratore Franco Roberti che alla Corte dei Conti, in cui si profila la possibilità di illeciti penali e contabili e si segnala la significativa sopravvalutazione delle indennità espropriative. La magistratura, secondo le indiscrezioni, ha già avviato le indagini e nei prossimi giorni potrebbe iniziare l’acquisizione di documenti e informazioni. Nelle mani degli inquirenti c’è già la relazione con cui il settore Espropri della Provincia rileva le incongruenze nella valutazione monetaria di tre appezzamenti ricadenti nell’area destinata al termodistruttore dei rifiuti. Per il più ampio, la proprietà Cioffi-Bottiglieri, la differenza calcolata dai funzionari ammonta a 3 milioni e 600mila euro, frutto di una diversa connotazione urbanistica di parte dei suoli e di un conteggio delle piante che gli uffici provinciali ritengono abnorme. Nella valutazione del Comune gli alberi da frutta sarebbero stati 20mila, la Provincia ne calcola invece meno di duemila (1980), numero a cui si è giunti all’esito di alcuni sopralluoghi e dopo l’esame, tra l’altro, di rilievi fotometrici della Forestale. Anche la cifra da rimborsare per ogni pianta è stata rivista, ribassandola da 125 a 23 euro in considerazione di un ciclo vitale che avrebbe consentito al frutteto solo altri dieci anni di produttività. Conclusione: i 2 milioni e 537mila euro inseriti nel contratto preliminare tra privati e commissario governativo sono stati ridotti a soli 46.173 euro. E non è tutto, perché nella relazione allegata all’esposto si segnala pure che alcuni suoli sono stati pagati al prezzo di aree edificabili mentre i riscontri chiesti da Palazzo Sant’Agostino all’Asi (il consorzio per lo sviluppo delle aree industriali) ha rivelato zone in cui era impossibile costruire, in quanto fasce di rispetto fluviale o strade a uso pubblico. Discrasie sono state annotate anche per altri due appezzamenti più piccoli: 537mila euro per quello di proprietà di Italcementi e 315mila per quello della società Gioemi. Tutto all’esame della magistratura, che sul termovalorizzatore ha già incardinato un processo per la nomina del capo staff del sindaco, Alberto Di Lorenzo, a project manager della procedura. La vicenda risale al febbraio del 2008, quando De Luca, dopo aver affidato all’ex dirigente comunale Lorenzo Criscuolo (ora in forza alla Provincia) il coordinamento del gruppo di lavoro, lo sostituì quattro giorni dopo con Di Lorenzo, nominato project manager. Secondo la Procura quella nomina fu illegittima, perché la figura non sarebbe presente nell’ordinamento giuridico.

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