Pagani

Incendiò il bar dell’ex, a processo 

C’è la richiesta di rito immediato per l’uomo che aveva per mesi perseguitato la donna

PAGANI . Subito il processo per il quarantenne P.S.,accusato di aver appiccato l’incendio al bar Incontro in via Marconi per una ritorsione di gelosia, con accuse formali di stalking e danneggiamenti, precedentemente già denunciato dalla sua ex, intimidita ed esasperata dal suo atteggiamento.
Le fiamme che distrussero il locale la notte del sei aprile 2017, inizialmente rimaste nel vago di una mano ignota, sono state attribuite al responsabile proprio attraverso le immagini delle telecamere di sorveglianza in zona. Lei stessa aveva riferito in una querela sporta ai carabinieri della tenenza di Pagani che l’uomo si appostava fin dalla prima mattina sotto casa sua, fissandola negli occhi in modo inquietante, per poi stazionare nei pressi del bar dove la vittima lavorava con la sua famiglia.
Al momento dell’episodio dell’incendio partì una ulteriore fase investigativa, con il lavoro dei militari al comando del tenente Angelo Chiantese a completare una dettagliata informativa: la Procura ha poi chiesto attraverso il pm una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari accordata dal gip la scorsa settimana, con la conclusione dell’inchiesta arrivata in tempi record. Il quarantenne P.S., ritenuto responsabile di stalking nei confronti della ex, e al tempo stesso dell’attentato incendiario consumato contro il bar di sua proprietà, entrò in azione alle quattro di notte, con il fuoco partito da una catasta di materiale infiammabile posizionato all’esterno del locale, in modo da colpire in breve tempo l’intera struttura e distruggere i locali.
Quel luogo era lo stesso dopo l’indagato si affacciava sovente con atteggiamento minaccioso, facendo sentire la sua presenza, confermata in altri modi attraverso messaggi arrivati al telefono della ragazza, fino ai tentativi di riconquistarla, come quando mandò una rosa al bar tramite dei ragazzini. L’uomo compì la sua vendetta dopo essere stato lasciato dalla trentenne di Pagani, la quale aveva nel frattempo intrapreso l’attività commerciale: lei stessa avrebbe raccontato le sue costanti difficoltà e l’atteggiamento persecutorio portato avanti dall’uomo nei suoi confronti, al punto da rendere impossibile le abitudini di una vita normale.
Quel gesto era stato, secondo le ricostruzioni investigative, una punizione per l’abbandono, nella mente dell’indagato, il quale non aveva intenzione di arrendersi alla fine della relazione, al contrario rivendicando un atto di violenza tale da distruggere nel giro di poco tempo il negozio della ragazza. Il bar è situato all’incrocio tra Corso Ettore Padovano e Via Marconi.
Alfonso T. Guerritore
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