Incandidabili, Pastina rinuncia

Ritirato l’appello su veto del Tribunale. Dubbi sulle prossime elezioni

BATTIPAGLIA. Orlando Pastina rinuncia all’appello contro la sentenza di incandidabilità pronunciata dal Tribunale di primo grado, e spera così di poter tornare in campo alle prossime elezioni. La rinuncia è stata formalizzata ieri mattina dagli avvocati Giovanni Concilio e Raffaele Francese, davanti al collegio della Corte d’Appello civile riunito per la prima udienza del giudizio di secondo grado. L’ex consigliere comunale si allinea quindi alla scelta già fatta dall’ex sindaco Giovanni Santomauro, che ha lasciato scadere i termini per il ricorso senza presentare appello consentendo così alla sentenza di incandidabilità di passare in giudicato e diventare definitiva. Una scelta che gli consentirà, se ne avrà voglia, di sottoporsi di nuovo al giudizio degli elettori alla prossima tornata amminstrativa, perché il veto del giudice civile è valido per una sola consiliatura cosicché fermarsi adesso spiana la strada a una candidatura al prossimo giro. Un’idea che è probabile abbia guidato anche il dietrofront di Pastina, sebbene nel suo caso si confrontino due intepretazioni normative: una che gli consente la candidatura alle prossime comunali, l’altra che invece ritiene la rinuncia all’appello tardiva, perché giunta dopo che il primo turno delle comunali 2016 si è già consumato. In ogni caso, molto del futuro politico di Pastina dipenderà anche dall’evoluzione del processo penale iniziato pochi giorni fa, che lo vede imputato per associazione a delinquere di stampo camorristico per il presunto fiancheggiamento al clan Sant’Anna, guidato secondo la Procura antimafia dal figlio Paolo.

Gli altri ricorsi. Dopo la rinuncia di Pastina al vaglio della Corte d’appello restano le posizioni dell’ex assessore Salvatore Anzalone e dell’ex consigliere comunale Marco Campione, entrambi ritenuti candidabili dai giudici di primo grado. Nei confronti del primo la sentenza è stata impugnata dall’Avvocatura dello Stato, per il secondo c’è invece il reclamo della Procura. Il procuratore aggiunto Antonio Centore, che ha impugnato la sentenza su Campione, rimprovera al Tribunale di non aver svolto sull’ex consigliere alcuna attività istruttoria e presenta quindi un lungo elenco di atti a sostegno della incandidabilità. Per il magistrato, che ha firmato le 28 pagine del reclamo con il visto del procuratore Corrado Lembo, esistono tutti gli elementi per ritenere Campione corresponsabile «di condotte che hanno dato causa allo scioglimento del consiglio comunale» e far scattare quindi le norme che ne bloccano la ricandidatura. In particolare si sofferma sul padre Antonio Campione («graziato dalla prescrizione dall'accusa di riciclaggio per il clan Maiale-Del Vecchio) e sulla misura di prevenzione che ha individuato nel figlio uno dei suoi prestanome. Soprattutto si sottolinea che «quei beni sono stati assegnati proprio al Comune, ora in gestione commissariale, con la naturale conseguenza che della loro destinazione dovrà occuparsi, fatalmente, proprio l’amministrazione che risulterà eletta all’esito delle consultazioni amministrative». (c.d.m.)

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