In trecento per dire ancora no alla chiusura di Ginecologia

Ieri mattina circa trecento persone hanno sfilato lungo corso Umberto I ed hanno raggiunto il “Santa Maria dell’Olmo”, con un fiocco bianco legato al braccio, per manifestare tutta la loro preoccupazione per l’attuale assetto dell’ospedale e per gridare il loro disappunto per la reiterata chiusura del reparto di ginecologia ed ostetricia. La manifestazione è stata organizzata dai membri del Comitato diritto alla salute di Cava de’ Tirreni, che si sono detti preoccupati per le condizioni in cui versa l’ospedale civile ma, soprattutto, non si rassegnano alla chiusura di ginecologia, disposta il 31 dicembre dello scorso anno dall’allora manager dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi D’Aragona Vincenzo Viggiani. “Non abbiamo intenzione di accettare ancora i tagli indiscriminati alla sanità imposti dal commissariato governativo alla sanità regionale ed il blocco delle assunzioni, che determinano continui disservizi e chiusure di reparti e presidi ospedalieri nel territorio provinciale – ha spiegato Davide Trezza, portavoce del comitato – Le donne che pagheranno maggiormente questa chiusura saranno, ancora una volta, quelle che non si possono permettere una clinica privata o cure particolarmente costose”. All’ospedale i manifestanti hanno incontrato il direttore generale del Ruggi Nicola Cantone, il quale ha escluso una riapertura di ginecologia a Cava ed ha promesso che l’ambulatorio di ginecologia, a partire dal prossimo primo gennaio, sarà aperto tutte le mattine, per cinque giorni a settimana. Il direttore generale, inoltre, ha fatto intendere di essere favorevole all’apertura, a Cava, di una casa del parto nella quale potranno trovare assistenza le partorienti che possono dare alla luce i loro piccoli in modo naturale”. (a. c.)

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